BEPPE BONI
Sostenibilità

Dal Lambrusco al Sangiovese. Un brindisi all’Emilia-Romagna: "Grandi vini e numeri da record"

In regione si coltivano oltre 150 vitigni, la vendemmia 2023 ha prodotto 7,9 milioni di quintali d’uva. Ma il settore è considerato anche solido polo di attrazione per il turismo legato all’enogastronomia.

Dal Lambrusco al Sangiovese. Un brindisi all’Emilia-Romagna: "Grandi vini e numeri da record"

Dal Lambrusco al Sangiovese. Un brindisi all’Emilia-Romagna: "Grandi vini e numeri da record"

Sarà anche vero che gli italiani, e in parte gli americani, bevono meno vino e i consumi ne hanno risentito segnando numeri (limitati) in flessione. Eppur si muove, il mercato non rischia il collasso. Meno fiaschi e più calici, si beve in modo più consapevole e responsabile. Secondo i dati di Mediobanca il fatturato è sceso dello 0,2% e l’export dello 0,8%, sia sul fronte dei volumi che del valore. In questo scenario il barometro dell’Emilia-Romagna segna qualche nuvola ma sostanzialmente certifica il bel tempo nelle vigne e in cantina. Il mercato americano rimane per tutti una grande opportunità: gli Stati Uniti sono i principali importatori di vino al mondo con 6,2 miliardi di euro (dati Nomisma-Wine Monitor), mentre la crescita di importazioni in Canada negli ultimi vent’anni raggiunge il 152%. I numeri a volte non dicono tutto ma spiegano molto. In un viaggio immaginario da Piacenza a Rimini, passando per Modena e Bologna, affiorano numeri record che caratterizzano il settore vitivinicolo. La vendemmia 2023 ha prodotto 7,9 milioni di quintali di uva su 53mila ettari di vigneti, in circa 16mila imprese tra colossi cooperativi e piccole aziende di qualità. In Emilia-Romagna si coltivano più di 150 vitigni. I primi primi cinque per maggiore superficie sono Trebbiano romagnolo, Sangiovese, Ancelotta, Lambrusco Salamino di Santa Croce e Pignoletto, e rappresentano il 65% della produzione. Nel ‘Vigneto Italia’, l’Emilia-Romagna si conferma quinta regione per superficie vitata (dopo Veneto, Sicilia, Puglia e Toscana), terza per uva prodotta e seconda regione dopo la Puglia per produzione di vini comuni da tavola. Le province a maggiore produzione vinicola sono Ravenna (46%), Reggio Emilia (17%) e Modena (13%). Queste ultime due sulla roulette del marketing sia dal punto di vista della reputazione che dei numeri puntano molto sull’oro rosso, ovvero il Lambrusco. Il Consorzio di tutela di quest’ultimo sta facendo, fra l’altro, un’operazione di forte promozione al sud (già area ricettiva) e ha appena concluso l’annuale World Lambrusco day a Matera, con degustazioni e presentazioni per wine lovers, ristoratori e operatori del settore. In Emilia-Romagna l’ambito vitivinicolo, numeri a parte, è considerato un solido polo di attrazione per il turismo legato all’enogastronomia. Anche , ma non solo, per questo negli ultimi tre anni la Regione Emilia-Romagna ha messo a disposizione 42 milioni di euro per sostenere gli investimenti delle imprese vitivinicole, per aumentare il valore aggiunto delle produzioni, l’innovazione tecnologica e il miglioramento dell’efficienza energetica dei siti produttivi. Occhio però, niente soldi a pioggia. Hanno accesso ai fondi le aziende che presentano progetti strutturati. Le risorse provengono da fondi europei che opportunamente filtrati dalla Regione si traducono in contributi per l’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature per l’attività di lavorazione e commercializzazione dei vini, costruzione e ristrutturazione di cantine, installazione di impianti fotovoltaici, allestimento dei punti vendita per il mercato diretto e l’on-line. La Regione Emilia-Romagna a sua volta sostiene la produzione vitivinicola con circa 26 milioni di euro ogni anno, in particolare su tre interventi: la ristrutturazione e riconversione dei vigneti (13 milioni), gli investimenti nelle cantine (6 milioni), la promozione dei vini a denominazione d’origine e indicazione geografica verso mercati extra Ue (7 milioni). Il fine è di salire ancora nella qualità delle aziende che si deve tradurre nella qualità del prodotto, il quale per stare sul mercato deve essere sempre meno generico e più caratterizzato. Tra i rossi considerati gioielli del territorio ci sono il Lambrusco, il Sangiovese e il Gutturnio, mentre fra i bianchi sul podio svettano Pignoletto, Albana, Chardonnay, Grechetto e Sauvignon.