Confagricoltura: "Il settore primario torni a essere centrale in Italia e in Europa"

Il presidente Marcello Bonvicini: "La sicurezza alimentare è strategica". Al nuovo parlamento Ue chiede un approccio meno ideologico. "Dobbiamo cambiare le modalità operative del Green Deal".

Confagricoltura: "Il settore primario torni a essere centrale in Italia e in Europa"

Confagricoltura: "Il settore primario torni a essere centrale in Italia e in Europa"

di Marco Principini

Salvaguardare il potenziale produttivo e tutelare maggiormente i redditi degli agricoltori. "La sicurezza alimentare ha un valore strategico: il settore primario deve diventare centrale e prioritario nei piani di sostegno agli investimenti, sui tavoli europei e nazionali", spiega il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini. E poi ancora: "È necessario un cambio di passo. Ricerca, innovazione, nuove tecnologie e digitale siano il motore del rilancio".

Presidente Bonvicini, gli agricoltori chiedono a gran voce di non contrapporre la sostenibilità ambientale con quella economica delle produzioni. Come invertire la rotta?

"Aiutando le aziende agricole a fronteggiare le principali minacce, dalla crisi climatica alla volatilità dei prezzi, dall’aumento dei costi fissi alle avversità causate da patogeni, ponendo in primo piano le questioni legate alla produzione, alla competitività, all’indipendenza alimentare. L’obiettivo è la neutralità climatica, ma dobbiamo cambiare le modalità operative del Green Deal".

Confagricoltura ha espresso una posizione critica sul via libera dell’UE al regolamento di ripristino della natura.

"Infatti, non è questa la direzione da intraprendere. La legge sul ‘Nature Restoration Law’, recentemente approvata, penalizza l’attività produttiva compromettendo la sicurezza degli approvvigionamenti e non ultimo i prezzi equi per i consumatori. Occorre, soprattutto ora, nell’attuale contesto globale, alleggerire gli oneri sulle spalle degli agricoltori".

Quindi?

"Ricominciamo da capo e voltiamo pagina, partendo da una profonda revisione della PAC e da una seria riflessione sul budget dedicato alla spesa agricola europea. Basti pensare che l’incidenza è scesa oggi allo 0,4% del PIL complessivo degli Stati membri, per contro gli impegni di natura ambientale richiesti agli agricoltori sono aumentati sempre di più. Dovranno essere riviste le regole europee sulle emissioni industriali estese agli allevamenti di suini e avicoli ma anche la ‘direttiva nitrati’, ingiusta e obsoleta, non al passo coi tempi visto che risale addirittura al 1991".

Cambiamento climatico e prezzi all’origine troppo bassi fanno precipitare la redditività, mettendo a rischio colture simbolo del territorio, frutta e cereali in primis. Cosa chiedete?

"L’auspicio è a rimodulare gli aiuti diretti della PAC in funzione dell’evoluzione dei prezzi all’agricoltore e della stabilità dei redditi. Occorre anche individuare nuovi strumenti di tutela delle produzioni dagli effetti del clima varando il “terzo pilastro” della PAC per la gestione comune dei rischi e dei danni provocati dagli eventi climatici estremi. Poi eliminare gli obblighi relativi alla rotazione obbligatoria e alla destinazione non produttiva dei terreni. Accelerare sulla semplificazione burocratica".

Le priorità?

"Sostenere gli investimenti aziendali a 360 gradi. Puntare sulla ricerca scientifica e l’adozione di tecnologie d’avanguardia, favorire la diffusione delle innovazioni come pure accompagnare le imprese nella transizione energetica, definire una strategia puntuale per le agroenergie che valorizzi il ruolo della azienda agricola nella produzione di energia, con meccanismi di incentivazione delle rinnovabili. Va poi raggiunta l’intesa sulle tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento dell’Unione, per ottenere piante più forti e resistenti alle fitopatie, più tolleranti all’innalzamento delle temperature e alla siccità, in grado di produrre di più e meglio, ottimizzando così l’uso di risorse idriche e nutritive".

Il cambiamento climatico prolunga l’attività stagionale di malattie e parassiti, inclusa la proliferazione di insetti alieni. Confagricoltura si batte da tempo per una difesa fitosanitaria efficace.

"Attendiamo a breve la presentazione, in ambito europeo, di un nuovo progetto legislativo sui fitofarmaci, dopo il ritiro formale della proposta che prevedeva di ridurre l’utilizzo del 50% in media entro il 2030. Inoltre l’innovazione e le tecnologie avanzate sono di grande aiuto anche nelle strategie di difesa integrata delle colture, consentono un utilizzo intelligente degli agrofarmaci: le medicine delle piante".

Qual è la rodmap per i nuovi eletti al Parlamento Europeo?

"Il nuovo parlamento dovrà adottare un approccio meno ideologico e più pragmatico. Contiamo in una governance ambientale più a misura d’impresa, capace di garantire un reddito agricolo stabile e una quantità di cibo sufficiente: l’alimentazione è alla base di ogni sviluppo sostenibile".

In Emilia-Romagna è emergenza danni da avversità atmosferiche. Come difendere produzioni, reddito e posti di lavoro?

"Agli agricoltori non conviene più assicurarsi. Le polizze sono troppo care e il contributo statale è calato drasticamente. Inoltre il Fondo mutualistico Agri-Cat non risponde alle esigenze delle imprese. Serve un nuovo modello di gestione del rischio".

Tra le criticità evidenziate anche la gestione della fauna selvatica nonché lo spettro della peste suina africana sugli allevamenti di suini.

"Ogni anno si calcolano in regione diversi milioni di euro di danni alle colture provocati dalla fauna selvatica, dai piccioni ai colombacci fino agli ungulati, senza contare quelli causati da nutrie e animali fossori. Ma ora l’attenzione è posta in particolare sul controllo dei cinghiali, principale vettore di diffusione della peste suina africana. Confidiamo che gli interventi del nuovo commissario straordinario alla Psa diano presto i risultati attesi sul depopolamento".