Questa del 2024 dovrebbe essere una campagna estiva quasi normale per l’ortofrutta dell’Emilia-Romagna. Eventi climatici, avversità fitosanitarie, siccità sono sempre in agguato, ma al momento la spia dell’allarme rosso non si è ancora accesa. Però il settore eredita una situazione molto complessa dalle annate scorse. Gelate, grandinate, alluvione, malattie e parassiti vari hanno provocato un calo produttivo nelle annate 2020 e 2021. E anche il 2023 ha fatto segnare una diminuzione di circa il 50% dei quantitativi raccolti. Conseguentemente, anche le superfici coltivate a frutta evidenziano un costante calo con una scomparsa delle coltivazioni arboree da frutto, riferita al periodo 2012–2022, di oltre 11.000 ettari, pari al 17,5% (estirpati mediamente circa 1.000 ettari l’anno). Le specie che hanno perso più superficie sono il pero con una diminuzione di 6.478 ettari, il pesco con 5.244 ettari e le nettarine con 5.079, solo parzialmente sostituite con melo, albicocco e actinidia. Inoltre, le imprese lamentano la scarsa reperibilità di manodopera per diverse operazioni colturali: potatura, trattamenti fitosanitari e raccolta. Fattore che determina un costante aumento dei costi di produzione, al punto che tanti imprenditori sostengono che "il problema non è vendere, ma produrre e raccogliere". Le grandinate di fine maggio nel Forlivese e nel Cesenate, cuore della frutticoltura romagnola, hanno riproposto il tema della difesa attiva e passiva dei frutteti. Dice Alberto Mazzoni, vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini: "I fenomeni estremi sono sempre più violenti e soprattutto più frequenti, i chicchi di grandine sono diventati proiettili. Davanti a questi episodi, anche i sistemi di difesa attiva vanno in crisi, abbiamo visto reti antigrandine crollare per il peso del ghiaccio che si era accumulato". "Per gli agricoltori diventa poi sempre più difficile assicurarsi, le compagnie tendono ad avviare le campagne assicurative sempre più tardi, con criteri penalizzanti e con costi molto elevati, ma c’è anche il problema di una contribuzione pubblica che scende – aggiunge Mazzoni –. Il sistema va quindi riformato, perché la difesa passiva tradizionale, per come la conosciamo, non è più adeguata, mentre il nuovo fondo Agricat riguarda soltanto gli eventi catastrofali (gelo/brina, alluvione, siccità)". La Regione corre ai ripari come può, annunciando un bando straordinario da 30 milioni di euro per le zone alluvionate, uno da 15 milioni per le altre zone e due bandi antibrina per complessivi 13 milioni tra fondi europei, di coesione e del Pnrr. Poi, contro i danni causati dai cambiamenti climatici, fitopatie e fenomeni estremi, altri bandi per oltre 70 milioni di euro a difesa delle produzioni di qualità e del reddito delle imprese: si va dalle ventole alle candele riscaldanti, dalle reti protettive ai sistemi antibrina fino a impianti di irrigazione sempre più specializzati. L’Emilia-Romagna è uno dei punti di forza del nostro export di ortofrutta fresca che continua a crescere. Nel primo trimestre 2024, trend positivo sia in volume (+1,6%) che in valore (+2,5%) rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. Crescono però in doppia cifra anche le importazioni (+11,1% in quantità e +12,7% in valore) con una bilancia commerciale che vede l’import prevalere di 96.146 tons sull’export e registra un saldo in valore che passa da +354.434 a +245.969 milioni di euro, in calo del 30,6%. "I dati lo dimostrano – commenta Marco Salvi, presidente Fruitimprese e numero uno dell’omonimo gruppo ferrarese –, i consumatori premiano le nuove varietà che mantengono le promesse di gusto e qualità costante, è su questo che bisogna concentrarsi. L’export cresce, soprattutto in valore, per quelle referenze come le mele e i kiwi che hanno saputo rinnovare le produzioni e offrire un prodotto buono e comodo da consumare". "Per quanto riguarda i prossimi mesi – prosegue ancora Salvi –, siamo molto preoccupati per le conseguenze delle crisi internazionali, in particolare per quella del Medio Oriente con la riduzione dei traffici nel canale di Suez, che purtroppo ultimamente sembra uscita dai radar della politica e dell’informazione, ma che rischia di compromettere la campagna di esportazione di prodotti autunnali, con gravi ripercussioni per la nostra economia".
SostenibilitàAlluvione, grandinate e parassiti. In dieci anni spariti 11mila ettari: "E assicurarsi è troppo costoso"