Transizione energetica e inclusione economica

Bonus / Serve estendere gli incentivi a coloro che sono più vulnerabili

Marco Bertuzzi, presidente di ACER Bologna

Marco Bertuzzi, presidente di ACER Bologna

Considerando la situazione attuale, l’efficientamento energetico su larga scala, seppur indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, rischia di non essere accessibile alla maggioranza dei cittadini senza adeguate agevolazioni. Il rischio di esclusione economica è reale: i benefici del Superbonus sono stati maggiormente percepiti da chi poteva già contare su una certa disponibilità finanziaria per coprire eventuali costi non finanziati dagli incentivi, lasciando fuori una parte della popolazione più vulnerabile economicamente. C’è anche da considerare che l’accesso ai bonus è stato complesso, specialmente per le fasce di popolazione meno informate o con scarse risorse amministrative, creando disuguaglianze nell’accesso ai miglioramenti energetici e abitativi. È evidente come una delle sfide più rilevanti per la transizione energetica in Italia sia legata a combinare la necessità di riduzione delle emissioni e dei consumi con la sostenibilità economica degli interventi. Per superare questa criticità, è necessario rafforzare le politiche nazionali di incentivazione e agevolazione, estendendo gli aiuti anche a coloro che, per ragioni economiche, non possono permettersi investimenti in efficienza energetica. L’Italia è chiamata ad affrontare una sfida di portata storica per adeguare il proprio patrimonio edilizio, di cui circa il 63% è in classi energetiche F e G, ovvero tra le più obsolete in termini di efficienza energetica, questo dato rappresenta un ostacolo significativo per raggiungere gli obiettivi della direttiva europea, che impone che tutti gli edifici siano a emissioni quasi zero (NZEB) entro il 2050. La roadmap delineata richiede una progressione costante, con tappe intermedie che prevedono una riduzione del 16% dei consumi energetici entro il 2030 e del 22% entro il 2035. Tuttavia, il conseguimento di questi traguardi implica sforzi economici ingenti: il Politecnico di Milano stima che saranno necessari circa 180 miliardi di euro per il solo raggiungimento degli obiettivi al 2030, con l’avvio di circa 800.000 cantieri nei prossimi dieci anni. La ristrutturazione di edifici in classi energetiche basse comporta interventi complessi e costosi, che vanno ben oltre le semplici sostituzioni di impianti di riscaldamento: parliamo di interventi strutturali come il miglioramento dell’isolamento termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di pannelli solari e di pompe di calore, e l’aggiornamento degli impianti elettrici per supportare un consumo energetico più sostenibile. Ma il patrimonio edilizio italiano è composto per larga parte da edifici storici molti anche vincolati e ciò rende tali interventi difficili e costosi. Nei centri storici, ad esempio, le normative di conservazione architettonica limitano l’adozione di alcune soluzioni energetiche, richiedendo tecnologie specifiche e progettazioni più elaborate, con un conseguente aumento dei costi.