Il Comune di Bologna intervenga sulla questione delle politiche abitative

Il commento di Alberto Zanni, Presidente Nazionale di Confabitare

Alberto Zanni, Presidente Nazionale di Confabitare

Alberto Zanni, Presidente Nazionale di Confabitare

Presidente, andiamo con ordine. Si parla spesso di emergenza abitativa di migliaia di famiglie in difficoltà che cercano un alloggio. Ma lei sostiene che le case ci sono… «Confermo. A Bologna ci sono 7mila alloggi sfitti cui ne vanno aggiunti circa 4mila attualmente destinati ad affitti turistici. Il totale fa 11mila, mentre i nuclei famigliari in cerca di un appartamento sono intorno ai 6mila». Se questi sono i numeri, significa che una notevole fetta del patrimonio immobiliare è al momento fuori dal mercato tradizionale delle locazioni. Ma perché tanti proprietari preferiscono tenere una casa vuota o destinarla ad usi turistici anziché affittarla normalmente? «Domanda più che lecita. Vede, le ragioni ci sono e assai valide. C’è il problema delle morosità che tende ad aumentare, c’è la piaga delle occupazioni abusive, c’è la risaputa difficoltà dei proprietari a rientrare in possesso del loro appartamento anche in presenza di uno sfratto esecutivo. Non svelo certo un segreto se dico che ci sono inquilini che non pagano l’affitto da anni e nessuno riesce a cacciarli. Sono situazioni e linee di tendenza emerse inequivocabilmente anche da report sul mercato delle locazioni nel 2023 promosso dall’Osservatorio affitti che Confabitare ha costituito insieme a Nomisma e a CRIF». Ci spiega esattamente di che si tratta? «L’Osservatorio che abbiamo tenuto a battesimo a Bologna alcune settimane fa, ha lo scopo di monitorare a 360 gradi la situazione del mercato Immobiliare per trarne tendenze, consuetudini e dati oggettivi su cui lavorare e possibilmente trovare soluzione. Questa è la mission che ci siamo dati con i nostri partner per contribuire a sbloccare un mercato delle locazioni che è da tempo palesemente bloccato». Tutto chiaro. Se non le dispiace, però, torniamo sul punto delle migliaia di alloggi sfitti o utilizzati a scopi turistici che sono fuori dal circuito tradizionale delle locazioni. Possibile che non si trovi una via di uscita? «Il discorso è semplice. Servirebbero incentivi, sgravi fiscali. Confabitare propone da tempo l’azzeramento dell’Imu per i proprietari che affittano a canone concordato i loro appartamenti attualmente vuoti o usati a scopo turistico. È una cosa di buon senso, che agevolerebbe lo sblocco del mercato». Presidente, battute a parte, non può negare che qualche furbetto esista. Penso, ad esempio, a chi specula sugli alloggi agli studenti fuorisede. “E chi lo nega? Le mele marcie ci sono ovunque. Ma ci tengo a precisare che la stragrande maggioranza dei proprietari di casa, che a Bologna costituiscono l’82% della popolazione, è gente onesta che conosce il valore del denaro e i sacrifici fatti per ottenerlo. Per quanto riguarda gli universitari, il problema del caro-affitti esiste da anni e tocca tutte le città sedi di grandi atenei. Per trovare soluzioni soddisfacenti occorrono politiche abitative serie, con una visione di prospettiva, cui concorrano il governo nazionale, le istituzioni locali, università e privati. Insomma, un gioco di squadra a tutto campo». E le associazioni di proprietari come Confabitare che ruolo hanno in tutto ciò? «Un ruolo importante, ovviamente. Possiamo vigilare perché i contratti siano il più possibile equi e vengano rispettati da entrambi i contraenti, stando dalla parte dei proprietari ma tenendo gli occhi ben aperti per evitare abusi e furberie. Un compito non facile, perché il mercato dei fuorisede è una giungla dove le regole sono quasi sempre un optional». Su questo terreno nessuna sinergia con il Comune? «Le rispondo con una domanda. Che sinergia può esserci con un’amministrazione che non ci ha incontrato e preferisce avere come interlocutori comitati, che spesso non rappresentano nessuno, e centri sociali? Evidentemente dalle parti di Palazzo d’Accursio certi pregiudizi ideologici sono duri a morire». Franz Mauri