Cantierone di Via Riva Reno: Bonus o Malus?

Dibattito / L'esito dell'incontro tenutosi lo scorso 21 maggio alla Fondazione Lercaro tra esponenti delle istituzioni, associazioni di categoria e residenti del quartiere

Una parte del cantiere di via Riva Reno

Una parte del cantiere di via Riva Reno

La Sala Convegni della Fondazione Lercaro in Via Riva Reno ha ospitato il 21 maggio scorso un dibattito pubblico alquanto infuocato organizzato da Confabitare. L’evento, moderato dalla giornalista Simona Iannessa, ha visto una folta partecipazione di cittadini. Si è parlato delle implicazioni e dei disagi legati alla realizzazione del cantiere di Via Riva Reno. Alla domanda centrale "Cantierone di Via Riva Reno: Bonus o Malus?" si sono confrontati esponenti delle istituzioni, delle associazioni di categoria e degli abitanti del quartiere. Riportiamo a seguire alcune delle domande che abbiamo rivolto ai relatori che hanno partecipato al dibattito. 

Ci risponde l’Avvocato Annamaria Cesari, consigliere del quartiere Porto - Saragozza, capogruppo Forza Italia: «Per me il cantierone è un super malus, è bello avere delle nuove infrastrutture, ma se tutta una città diventa un cantiere c’è un problema. In città non si gira più a causa dei contemporanei vari cantieri, altresì nel ‘cantierone’ ci sono problemi di viabilità, nonché di polveri e immissioni acustiche stante le deroghe concesse 6/22h. Riguardo al valore degli immobili, si dovrebbe considerare il valore attuale, non tra alcuni anni; se un cittadino deve vendere per avere liquidità ora, deve pensare ora quanto vale casa sua, non tra alcuni anni; ora a mio avviso vale meno a causa del cantiere e della eliminazione dei parcheggi; impensabile pensare che per rientrare a casa io debba lasciare l’auto al parcheggio scambiatore a Borgo Panigale, con borsa, passeggino e spesa. Una ragazza mi rappresentava la paura di tornare a casa da sola, quando ci sarà la nuova area pedonale anziché i parcheggi, dovendo appunto parcheggiare l’auto non più sotto casa, ma lontano. I commercianti che non hanno più lo stesso indotto devono essere ristorati con qualcosa in più che una semplice parziale esenzione TARI. Auspichiamo che questa amministrazione, anziché organizzare incontri per dire ‘cosa faranno’, inizi ad ascoltare i cittadini e recepisca concretamente le criticità avanzate nei loro progetti».

Lo abbiamo chiesto all’Ing. Massimo Kolletzek, esperto in sistemi di trasporto e mobilità. «Sarebbero da rivedere delle parti dl progetto. Per realizzare il tram dopo 60 anni di mobilità esclusivamente su gomma, è necessario apportare una serie di miglioramenti al progetto attuale. Prima di tutto, è fondamentale garantire la viabilità sia per i mezzi privati che per quelli pubblici. In questo contesto, piuttosto che investire denaro nella riapertura del canale, che non ha alcuna funzione legata al tram, sarebbe molto più utile realizzare dei sottopassi stradali. In particolare, questi sottopassi sarebbero necessari all'incrocio dei viali con Indipendenza e Matteotti, nella zona della stazione, per consentire il passaggio dei tram senza ostacolare il traffico su gomma. Ci sono altri aspetti ambientali legati a quanto appena detto. Se lasciamo che la viabilità stradale incroci quella tranviaria, rischiamo di avere code sempre crescenti e flussi di traffico sostanzialmente paralizzati. Questo comporterebbe tempi di permanenza dei veicoli sulla strada molto più lunghi e, di conseguenza, un aumento delle emissioni. A tal proposito, abbiamo condotto uno studio che dimostra che, in una città delle dimensioni di Bologna, una riduzione del 10-15% del tempo di permanenza dei veicoli sulla strada potrebbe ridurre le emissioni di circa 30-35 mila tonnellate all'anno».