"Disabilità senza barriere grazie ai volontari"

’Progetto per la vita’ promuove varie iniziative per l’autonomia e la socialità di persone fragili. Primi ospiti nella ’Casa del Sorriso’

Disabilità senza barriere

Disabilità senza barriere

‘Autonomia’, per le persone disabili, non vuol dire solo acquisire alcune competenze, ma riconoscersi adulti e sentirsi tali. Non significa ‘fare tutto da soli’, ma integrare le proprie competenze con quelle degli altri e saper chiedere aiuto. Non essere lasciati soli ma accompagnati. In quest’ottica dal 2013 si muove la Fondazione ‘Progetto per la Vita’ Onlus, proponendo progetti per le persone con disabilità e le loro famiglie.

L’obiettivo, infatti, è quello di sostenere il cammino verso una maggiore autonomia della persona disabile, favorendo l’allargamento delle sue relazioni sociali e, al tempo stesso, offrendo momenti di sollievo e condivisione a chi si prende cura di loro nella quotidianità, come spiega il presidente della Fondazione, Sergio Saltini.

Sergio, qual è la vostra mission?

"La Fondazione ‘Progetto per la Vita’ nasce per prendersi cura delle persone portatrici di disabilità che vedono limitate o ristrette le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale. Si propone di promuovere, orientare, sostenere e sviluppare progetti e servizi a favore di disabili, anche con rilevanti bisogni assistenziali o in condizioni di non autosufficienza, che intendano attivare esperienze di vita indipendente, accompagnando parallelamente le famiglie nel percorso di preparazione al futuro dei propri cari.

Nella realizzazione dei nostri progetti, fondamentale è la collaborazione e il sostegno dei Servizi Sociali dell’Unione Terre d’Argine e dell’Area fragili dell’Azienda Usl di Modena".

Quanto rileva l’elemento ‘fiducia’?

"E’ fondamentale, perché per affrontare il ‘dopo di noi’ i genitori delle persone con disabilità sono chiamati a compiere un percorso graduale di affidamento dei propri cari a chi si farà carico del loro futuro, seguendoli e accudendoli. E questo non sempre è un passaggio così automatico: potrebbe sembrare un tema astratto ma in queste situazioni è quanto mai concreto e vissuto".

Cosa vi spinge a fare tutto questo?

"Il frutto più bello di questo impegno non sono solo i progetti realizzati, ma vedere l’entusiasmo delle persone disabili nell’accogliere e vivere le nostre proposte ci riempie di soddisfazione e ci esorta a continuare su questa strada".

Nell’ambito dei percorsi di autonomia a luglio avete inaugurato la ‘Casa del Sorriso’, all’interno del nuovo Care Residence Isa Bertolini. Come si articola il progetto?

"Mi piace definirlo una vera e propria ‘palestra di autonomia’, il cui obiettivo è quello di aprire le porte ai giovani con disabilità per iniziare un proprio percorso e, quando possibile, di vita indipendente, nella prospettiva del Dopo di Noi. Sono tre gli appartamenti messi a disposizione dall’Amministrazione comunale: due sono stati uniti e possono ospitare cinque ragazzi e un educatore mentre il terzo appartamento, più piccolo, è stato creato su misura per due persone. La Fondazione si è impegnata, grazie a una raccolta fondi a dotare gli appartamenti di arredi demotici, in particolare le cucine, comprese, che permettono agli ospiti di potersi muovere liberamente all’interno degli spazi. Inoltre, si è presentata la necessità di mettere a disposizione degli ospiti e di tutti gli utenti degli appartamenti un mezzo di trasporto attrezzato per consentire gli spostamenti quotidiani.

Per il raggiungimento di questi due obiettivi (circa 100mila euro) è stata lanciata una campagna di raccolta fondi che in pochi mesi e nonostante l’impossibilità causa Covid di effettuare iniziative pubbliche di autofinanziamento ha raggiunto quasi l’80% del fabbisogno".

E’ già operativo il progetto?

"I primi ragazzi sono stati ospitati nel week end del 22 ottobre. L’idea è quella di far turnare i nostri ragazzi nell’open space per alcuni mesi dopodiché chi tra loro manifesterà il desiderio di staccarsi e cimentarsi in un percorso maggiormente autonomo passerà nell’altro appartamento per vivere un’esperienza di co-housing per un lasso di tempo da definire. Non dimentichiamo poi che, pur dormendo nel cassetto, il nostro progetto di ‘Condominio solidale’ è sempre nel nostro cuore".

Maria Silvia Cabri