PAOLO CASADIO
Eventi

Un re che parla dialetto. La comicità di Parmiani. Boom sui social di un Carlo nostrano

L’attore e regista lughese doppia video del sovrano inglese con battute vernacolari e ottiene successo, anche tra i giovani. Un esercizio teatrale che tradisce grande affetto verso la ’vittima’.

L’attore e regista lughese doppia video del sovrano inglese con battute vernacolari e ottiene successo, anche tra i giovani. Un esercizio teatrale che tradisce grande affetto verso la ’vittima’.

L’attore e regista lughese doppia video del sovrano inglese con battute vernacolari e ottiene successo, anche tra i giovani. Un esercizio teatrale che tradisce grande affetto verso la ’vittima’.

Ravenna s’è lustrata e spolverata come le caserme quando attendono l’ispezione del generale: s’attende l’arrivo di Re Carlo III del Regno Unito e di Regina Camilla Shand, e tutto dev’essere perfetto. È certamente un evento insolito, inconsueto, che dà grande visibilità internazionale alla cittadina, ma non si dica inaspettato, perché è una sorta di ritorno nella terra patria. Luogo natio, terra d’origine? Ebbene sì. Ormai è noto il legame dei reali con la Romagna: d’improvviso hanno principiato a discorrere in romagnolo. La brillante e per nulla irriverente idea è venuta all’attore, regista e autore lughese Gianni Parmiani. Tutto è iniziato davanti alla tv, quando il neo sovrano ha accettato dinanzi all’Accession Council l’atto di proclamazione che certifica la sua successione alla regina Elisabetta II: il tavolino dove giacciono i documenti è piccolo, il portapenne ingombra, dà fastidio, e Carlo lo allontana con una genuina smorfia di stizza.

Nella mente di Gianni è scattata l’analogia d’un ricordo, quello di suo nonno Nino, mugnaio, che alla fine del pranzo usava la tavola per prendere appunti di lavoro: "Chêva sti róz d’aquè!" intimava infastidito alla moglie, togli questi rozzi, queste cose da qui! E poi le analogie fisiche del nonno: alto, d’una presenza che incuteva soggezione, e quelle di persona che apprezza l’arte perché Nino era musicista, suonava il violino; e il carattere, che gli faceva commentare le avversità della vita con motteggi arguti. E così, per gioco spontaneo, per un guizzo di rimembranze familiari, ha doppiato il breve video in romagnolo, sigillandolo con un magistrale "E pù ai mèt e’ quarcì", e poi ci metto il coperchio (della penna stilografica). L’ha poi postato sul suo profilo facebook per scoprire, dopo pochi giorni, un numero incredibile di visualizzazioni e condivisioni. Ha così proposto un secondo video, altrettanto breve, dove il re, sempre firmando alcune carte, si sporca stizzito le mani d’inchiostro, e Parmiani chiosa in dialetto "con tutti i soldi che abbiamo, vuoi che non possiamo comprare delle penne che non perdono?" Altro successo di condivisioni. Il segreto è semplice e ha alcune facce. Primo, i doppiaggi sono realizzati con piacevole, misurata ironia ed evidente rispetto, se non affetto, per il personaggio; secondo, l’utilizzo di qualche parola particolare che suscita curiosità; terzo, last but not least, la simpatia di re Carlo e la sua credibilità come romagnolo.

Perché sì, c’è un tipo romagnolo, ci sono caratteristiche fisiche e costituzionali: siamo un popolo di origini lontane e certe particolarità genetiche si ritrovano nel volto del reale britannico. Pensiamo poi al suo comportamento: spesso ignora il protocollo e ha dei fuori programma del tutto spontanei, non dissimula i sentimenti ma li manifesta con schiettezza, è immediato, naturale, e si porta dietro la simpatia istintiva dell’eterno secondo a cui Parmiani, nell’ennesimo video, mentre il futuro re inciampa rischiando di cadere, gli fa dire "Sta mo d’avdé ch’am mur prèma mè?" Vuoi vedere che muoio prima io? I doppiaggi di Gianni sono più di cinquanta. Li fa a braccio, guarda il video e fa prove cercando di assecondare il più possibile il sincrono, abbinando pause, atteggiamenti e movimenti al parlato; diviene così un esercizio teatrale particolarmente apprezzato da un pubblico, udite, anche giovane. Incredibile.