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Un mare di ricordi: "Quando in spiaggia c’erano Dalla, Pelè e Beckenbauer"

Lo storico bagnino di salvataggio Massimo Morri va in pensione: "Quanti vip ho incrociato sotto l’ombrellone nella zona 92 . L’avventura lavorativa è finita, ma mi godrò il sole su una brandina".

Un mare di ricordi: "Quando in spiaggia c’erano Dalla, Pelè e Beckenbauer"

Un mare di ricordi: "Quando in spiaggia c’erano Dalla, Pelè e Beckenbauer"

Per 44 anni è stato a servizio della Spiaggia 92 della famiglia Corazza che per decenni ha accolto gli ospiti del blasonato hotel Savioli Spiaggia, meta di vip e di una selezionata clientela, italiana e straniera. Massimo Morri, storico bagnino di salvataggio, per le sue imprese più volte finito su quotidiani, riviste patinate e tv, nell’andare in pensione sfoglia l’album delle memorie. Immagini che riportano ai fasti della Belle époque riccionese.

Erano i tempi in cui l’arenile era invaso da stuoli di tedesche e sotto l’ombrellone s’incrociavano personaggi del calibro di Lucio Dalla e Franz Beckenbauer, campione di calcio talmente innamorato di Riccione da ottenerne la cittadinanza onoraria. Stessa spiaggia, già negli anni Sessanta Settanta, per il mitico Pelè, poi Bennato, Morandi e altri ancora.

Quando è cominciata la sua avventura al Bagno 92?

"Nel 1980, poco più che ventenne. Avendo il diploma dell’Alberghiero ‘Severo Savioli’, prima facevo il cameriere, poi nell’andare in spiaggia mi sono innamorato di quest’altro mestiere così, preso il brevetto, la Cooperativa Bagnini mi ha assegnato questa zona, che non ho mai mollato".

Ha conosciuto dunque anche la famiglia Savioli?

"Certo, in particolare Bepi (fratello di Severo che aveva aperto l’albergo nella prima metà del secolo scorso, ndr), la moglie e i suoi figli che si occupavano soprattutto del dancing. Con tutti loro ho sempre avuto un bel rapporto che mantengo tuttora con la figlia Lucia".

Ha particolari amarcord?

"Tanti, soprattutto i buffet che il Savioli offriva agli ospiti in spiaggia ogni domenica a mezzogiorno. Anche se io me ne stavo sulla battigia, era uno spettacolo vedere i camerieri che, vestiti a puntino con le loro divise, preparavano una grande tavolata con vassoi pieni di stuzzichini per i loro clienti. Per Ferragosto questo ‘rito’ si ripeteva in pompa magna con un buffet megagalattico di due tre ore. Era fantastico, il top. Ricordo che Bepi veniva a fare la sua capatina sull’arenile, senza però fermarsi. Al massimo facevamo due chiacchiere sotto l’ombrellone. Vedevo poi spesso la famiglia uscire in mare con la barca che tenevano nel porto qui accanto a noi".

Il Savioli nell’immaginario della gente è sinonimo di vip?

"Già da ragazzino, prima di cominciare a fare il bagnino di salvataggio, ricordo che il dancing Savioli, in viale Dante a pochi passi dall’albergo, era meta d’illustri personaggi, anche perché qui si teneva il Gran Premio Città di Riccione. Arrivavano tutti con le carrozze trainate dai cavalli, tra un’incredibile folla di curiosi. Erano i tempi di Gina Lollobrigida, Mina, Carrà, Sordi, De Sica, e poi Tognazzi, Fo, Ingrassia e Claudio Villa, solo per citarne alcuni".

C’è un personaggio che non dimenticherà mai?

"Ricordo bene il mitico Lucio Dalla che con i suoi genitori soggiornava al Savioli Spiaggia. Come altri veniva al mare da noi. Per anni ci sono poi stati i campioni di Formula 1, diversi calciatori del Bayern di Monaco, a partire da Franz Beckenbauer, molto amico dei Corazza, perché Karin, moglie di Tonino, concessionario del bagno dove ho lavorato, ora gestito dal figlio Marco, è di Berlino. Non mancavano gli italiani, compreso il calciatore Marino Perani, poi allenatore del Bologna".

Era il boom degli stranieri?

"Allora c’erano tanti danesi, finlandesi, francesi ma soprattutto tedeschi".

Erano gli anni dei vitelloni felliniani.

"Molte ragazze chiedevano di conoscerci, ma spesso, visto che noi non non conoscevamo bene la lingua tedesca, si trascorreva insieme una serata e poi finiva lì".

Quanti interventi ha fatto in 44 anni?

"Una marea, soprattutto nelle giornate di mare mosso. Una mattina con il vento di maestrale mi è capitato di farne addirittura una decina, perché le correnti portavano i bagnanti verso il porto, dove non toccavano più. A volte sono stato costretto a chiamare i bagnini della 91 e della 92. L’avventura lavorativa è finita, ma resterò a godermi il sole alla 92 su una brandina".