PAOLO TOMASSONE
Eventi

"Non solo tecnica, la montagna è cultura"

Biolchini, formatore nazionale dei maestri di sci: "Nel nostro lavoro è importante conoscere il territorio, il marketing e gli aspetti legislativi"

"Non solo tecnica, la montagna è cultura"

"Non solo tecnica, la montagna è cultura"

Alessandro Biolchini è legatissimo all’Appennino. A Vesale, su una storica trattoria rinomatissima ha costruito con la famiglia un albergo. Ma soprattutto è uno di quelli che danno del ‘tu’ allo sci, è uno sciatore sopraffino e appartiene al ristretto lotto degli istruttori nazionali, vale a dire i maestri dei maestri, quelli che preparano tutta la classe italiana dei maestri di sci. Lo si vede sulle piste pennellare un carving perfetto con dietro una dozzina di allievi che spiano ogni sua mossa. Per questo suo ruolo è spesso in giro per l’Italia quindi, pur amando il Cimone, conosce la montagna bianca, anche quella di più nobile lignaggio. "Sì però la nostra è una montagna bellissima e particolare". Negli ultimi anni – spiega Biolchini – sempre più persone si stanno ri-appassionando alla montagna, alla neve e allo sci che forse "è il modo più bello per spostarsi da una vallata all’altra in piena natura, con il vento sulla faccia. Si entra davvero in simbiosi con la natura e una volta che uno sciatore ha raggiunto un buon livello, questo sport offre veramente un divertimento incredibile".

Lei seleziona tutti maestri, come sono i maestri in Appennino?

"Sono veramente qualificati e specializzati anche sui livelli bassi, soprattutto su chi approccia lo sci per la prima volta. Con loro c’è la possibilità di imparare, senza correre rischi e in maniera sicura, uno sport che di per sé non è pericoloso ma se fatto autonomamente, senza avere le basi, potrebbe risultare pericoloso".

Ma oggi un maestro di sci non deve solo insegnare a fare le curve condotte...

"Oggi per preparare un maestro di sci bisogna educare alla cultura della montagna e non proporre solo una formazione tecnica. Si vanno a toccare argomenti come lingue straniere, marketing, conoscenza del territorio, il fuoripista. Oppure gli aspetti legislativi e le normative. È giusto dare una conoscenza di tutte le sfaccettature che questa professione, essendo uno sport all’aria aperta, può presentare".

Come sono i giovani che si accostano a questa professione?

"L’approccio è molto positivo. Anche il livello culturale dei giovani tra i 18 e i 20 anni che partecipano alla formazione dei maestri è molto alto, sono tutti ragazzi diplomati, la maggior parte di loro sta frequentando anche l’università. Nonostante la giovane età hanno già quella maturità e quella consapevolezza dell’avere una professione tra le mani che è molto importante anche dal punto di vista personale. Perché avere un lavoro a vent’anni che ti gratifica, al contatto con la natura e con le persone che fondamentalmente salgono in vetta per divertirsi è una fortuna non da poco".

I maestri di oggi sono più bravi?

"Io posso dire che i giovani stanno sfruttando al meglio questa esperienza non solo dal punto di vista tecnico, nella formazione delle basi tecniche che sono le più raffinate possibili dal momento che la scuola italiana sci è tra le più prestigiose al mondo. Ma anche dal punto di vista culturale vista l’attenzione che la scuola dedica alla psicologia, alla comunicazione e a tutti i vari stadi dell’apprendimento. Questo negli ultimi anni ha fatto sì che il livello del maestro stesso si sia alzato tanto. Non sono da meno i maestri formati da diversi anni perché l’esperienza fa sempre la differenza nello stare in pista. È anche per questo che un maestro in formazione fa un grosso periodo di tirocinio affiancandosi ai maestri con esperienza per riuscire a mettere insieme quei piccoli escamotage e a gestire quei momenti difficili che si possono presentare".

Senta, ma se la neve scarseggia, un maestro di sci cosa fa? "L’abbiamo vissuto durante Natale quando non c’era ancora tanta neve: le scuole di sci si sono fatte trovare pronte, hanno dato modo di far sentire la loro presenza sul territorio, di accontentare tanti turisti che sono venuti lo stesso a frequentare le nostre montagne. Soprattutto riuscendo a soddisfare le esigenze dei principianti visto che tutti i campi scuola e le piste più facili erano aperte: hanno dato un contributo a smuovere il turismo anche in una situazione che poteva di per sé presentarsi come non ottimale".