Isola degli Internati, un gioiello del territorio

Gualtieri, piccolo paradiso ricco di storia: nel secondo dopoguerra l’area fu data in uso a ex prigionieri, nacque una cooperativa di reduci

Isola degli Internati, un gioiello del territorio

Gualtieri, piccolo paradiso ricco di storia: nel secondo dopoguerra l’area fu data in uso a ex prigionieri, nacque una cooperativa di reduci

Quando un’isola diventa un gioiello del territorio locale. Si chiama ’Isola degli internati’ ed è un luogo naturale, nella golena del Po, che è diventato un vanto per la zona di Gualtieri, nella Bassa Reggiana. Percorrendo la pista ciclabile che unisce Gualtieri, Boretto e Guastalla si possono ammirare suggestivi luoghi naturali come l’Isola degli Internati. Questa zona è così denominata perché nel secondo dopoguerra fu concessa in uso ad ex prigionieri per fronteggiare la crisi di lavoro. Si formò una cooperativa agricola fra reduci che coltivava e produceva materiale boschivo. Al Porto Vecchio troviamo ancora i relitti di un rimorchiatore e due bettoline mitragliate e poi bombardate da un aereo americano nella primavera del 1944. Al termine della guerra, le autorità locali provarono a reinserire gli ex combattenti e prigionieri dei campi di concentramento nel mondo del lavoro. L’attività prevalente era lo sfruttamento del legname presente nella zona. Attualmente il territorio, che non è più un’isola in seguito al cambio della conformazione del fiume, è divenuto in parte un’oasi naturalistica, con una pista ciclabile. È inoltre presente un piccolo porticciolo al quale possono attraccare barche private.

Negli anni, parte del territorio chiamato Isola degli Internati è stato sfruttato anche come cava di sabbia, oltre che per la già citata attività legata alla produzione del legno. Proprio l’attività di cava, gestita dall’impresa Bacchi di Boretto, ha permesso di mettere le basi, tra il 2000 e il 2004, per ottenere un’oasi naturale che si sviluppa in modo costante. E ad arricchire questo piccolo paradiso naturale ci sono le "baracche del Po", strutture di appassionati di fiume che in occasione dell’annuale "Viaggio a Gualtieri", a settembre, diventano dei punti di ritrovo per migliaia di persone, che nell’arco di alcuni giorni vanno alla ricerca di scorci e spazi tipici, spesso nascosti e poco conosciuti. Nel dopoguerra alla cooperativa degli ex internati lavoravano dalle venti alle trenta persone. L’isola era coperta da un fitto bosco di pioppi e salici, ma in poco tempo la cooperativa mise a coltura il terreno con salici selezionati, i "Pànsul", che producevano rami adatti per la vite, il Pènes che era un salice dai rami rossi che servivano per fabbricare le cavagne e il Salice da Palo che veniva tagliato in luna nova per evitare i tarli. La cooperativa produceva pali per sostenere la vite nelle piantate, le fasciole (fassole) per legare i tralci ai pali, altri usati per costruire i fascioni, che servivano per la protezione delle rive dalla corrosione del Po. Sull’isola fu impiantata una "decauville", un piccolo trenino su rotaie per trasportare il legname fino al punto di imbarco, poi veniva trasportato con barche fino a piazzale Po e in piazza IV Novembre, alla pesa pubblica dietro palazzo Bentivoglio.

a. le.