I centosessant'anni della banda di Cona

Traguardo / Il 24 giugno la festa della Filarmonica Domani l'atteso esordio con il coro polifonico in occasione dell'imperdibile concerto di Natale

“Fatta l’Italia, facciamo gli italiani”. Era il 1861, anno dell’unità della nostra Nazione. A soli due anni di distanza, il 24 giugno del 1863, nasceva anche la banda di Cona, fiore all’occhiello delle realtà culturali nelle frazioni. La Filarmonica Giuseppe Verdi, proprio quest’anno, ha festeggiato ben 160 anni di attività. Nonostante “l’età”, oggi la banda è più vivace e variegata che mai: il più piccolo musicista è Tommaso, che ha 15 anni, e il più grande ne ha più di 80. In questi 160 anni di storia, la banda ha visto il mondo cambiare, ma ha saputo tenere viva la passione e la voglia di rinnovarsi. «Sappiamo che nel 1903 la banda era attiva, grazie a una fotografia che arrivò terza a un concorso - spiega il segretario Giuliano Gallerani -. Non abbiamo testimonianze che accertino l’attività durante la Prima Guerra Mondiale ma, visto che c’era mia mamma, sappiamo di per certo che durante la Seconda - seppur in pochi - si continuava a suonare». E ora, la banda di Cona non solo continua con il proprio repertorio, ma si allarga con un coro polifonico. Il coro dell’Associazione Giulia, infatti, da qualche settimana ha preso il nome di Coro della banda di Cona “Il mio canto libero”. Insieme esordiranno domani alle 16.30, presso il Palaferio di Cocomaro di Cona, in occasione del XVIII concerto natalizio. La storia della banda di Cona è stata fatta di momenti in discesa e altri in salita. «Nel dopoguerra - spiega il segretario - arrivò il maestro Beppino Carassiti. Era un uomo con un grande cuore e una grande passione. Quando venne a mancare, all’inizio degli anni ‘80, la banda si trovò in un momento di grande difficoltà. Nel 2005 abbiamo toccato il fondo. E poi nel 2006 ci siamo rialzati, grazie alla maestra Marina Boschetto. Dopo di lei, con l’arrivo dei nuovi maestri, abbiamo sempre fatto un passo avanti: nel 2011 con Anatoli Musyuk, nel 2017 con Enrico Roccato fino ad arrivare al 2020 e all’attuale direttore, Roberto Manuzzi. Essendo tutti volontari, sono convinto che si va avanti se la gente ci crede. Con loro ci abbiamo creduto». La banda, dal 2007 organizzazione sociale, oggi conta circa 40 soci. Dal 2012 hanno attivato dei corsi, con quota associativa, per i bambini nelle scuole: «È strano per noi chiamarli corsi di musica - prosegue Gallerani -, in realtà andiamo dai bambini piccoli e vediamo se hanno voglia di fare musica nel modo più indolore possibile. Siamo partiti senza credere che fosse una cosa così positiva: adesso, dopo 12 anni, mi sono ricreduto. Abbiamo 65 bambini che sono allievi dell'istituto comprensivo Don Milani, con insegnanti provenienti sia dalla banda che da fuori. Crediamo così tanto in questo progetto che, per il primo anno, diamo ai bambini lo strumento in comodato d’uso». E proprio il maestro Roberto Manuzzi, docente di Musica d'insieme jazz al conservatorio Frescobaldi e una carriera che vanta anche collaborazioni con Francesco Guccini, spiega il segreto per mantenere viva una banda composta da più di 40 membri: «Personalmente, sono favorito dal fatto che ho insegnato al conservatorio e sono riuscito a portare un afflusso di forze giovani. Ci vuole fortuna ma bisogna saper creare le giuste condizioni. La banda è come una famiglia, magari disfunzionale ogni tanto (ride, ndr), ma dobbiamo portare a termine l’obiettivo iniziato per un solo e unico motivo: la passione. Possiamo dire che continuità, passione e desiderio di migliorarsi sono gli elementi per tenere in piedi una banda». La filarmonica rappresenta un faro nel territorio del forese: «Tutte le realtà culturali sono preziose per il territorio - conclude Manuzzi - la gente è orgogliosa di poter fare qualcosa di identitario per il proprio territorio, che sia la festa della birra, giocare per una squadra in Promozione, un coro. Sono attività fondamentali per la comunità e che creano a loro volta comunità. Siamo orgogliosi di dire che veniamo dalle frazioni di Ferrara».