Gian Luca Zattini, sindaco di Forlì, oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella torna in città.
"Lo accogliamo con tantissima gratitudine, sia verso il Quirinale che verso il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Forse non ce ne rendiamo conto, ma l’inaugurazione dell’anno scolastico è qualcosa di unico, mai ospitato dall’Emilia-Romagna, forse per noi addirittura irripetibile".
Oggi il Capo dello Stato celebra la scuola. Ma questa visita, benché circoscritta all’istituto Saffi-Alberti, ha molti altri significati...
"Innanzitutto è un riconoscimento alla qualità della nostra istruzione. E poi, è vero, questa visita risponde a un’esigenza importante: il protrarsi dell’attenzione delle istituzioni anche a mesi di distanza da una grande tragedia come l’alluvione".
Il 30 maggio Mattarella disse, in piazza Saffi, ‘non siete soli’.
"In quell’occasione direi proprio che ha centrato i temi: parlò della necessità di una ricostruzione semplice e veloce. E poi della memoria: appunto per questo il suo ritorno è importantissimo".
L’inaugurazione dell’anno scolastico è un format televisivo istituzionale, perché parleranno sia Mattarella che Valditara, ma anche ‘pop’, con vari nomi del mondo dello spettacolo. Come a dire: cari ragazzi, la scuola non è noiosa...
"Sottoscrivo, è una bellissima iniziativa".
Lei ha detto una volta che considera le scuole importanti come le fabbriche. Lo può spiegare?
"Era il tempo della pandemia di Covid-19: mi sono sempre battuto perché non venissero chiuse, al pari delle attività produttive. Sono convinto che la scuola sia il vero motore di una città, che crea le condizioni per la sua crescita".
Come fotograferebbe la situazione forlivese nell’anno scolastico appena partito?
"C’è molto fermento. Il Pnrr è una grande opportunità per l’edilizia scolastica. Fortunatamente i nostri istituti sono stati solo sfiorati dall’alluvione, ma non colpiti. Avremmo potuto riaprirle tutte entro 2-3 giorni: dove si è atteso di più, come ai Romiti, è stato per il contesto generale del quartiere".
Dopo il Covid, c’è stato l’alluvione. È vero che si era tornati a scuola già nelle ultime settimane della primavera, ma questa è la vera ripartenza. Ha un maggior valore dopo la catastrofe?
"La scuola ha una funzione molto importante. Gli psicologi e gli psichiatri sottolineano che stanno venendo al pettine, per i giovanissimi, i nodi delle chiusure in era Covid. E anche l’alluvione ha provato molto i ragazzi. C’è una paura del futuro da esorcizzare: la scuola può dare gli strumenti per farlo nella fase importantissima della formazione".
Torniamo su Mattarella. Per lei è il terzo incontro. Se lo ricorda il primo?
"Eccome, ero ancora sindaco di Meldola e nel 20’18 venne a posare la prima pietra della Radiofarmacia dell’Irst. Ricordo l’entusiasmo e l’affetto della gente. Vede, il Presidente della Repubblica è la carica più importante dello Stato e grazie a lui c’è una carica che si estende a tutte le istituzioni, anche locali. È qualcosa che fa bene anche alla politica".
Il 30 maggio è un ricordo più vicino ma già cristallizzato.
"Un’immagine che mi porto dentro sono gli occhi dei ragazzi che erano in piazza quella mattina. Occhi che parlavano. Avevano una grande voglia di stringergli la mano. In quei momenti tutte le polemiche passano in secono piano e si riscopre il piacere di essere italiani".
Questa volte gli enti locali sono ospiti, l’organizzazione è tutta del Quirinale e della Rai. Ma chi ha gestito l’accoglienza del Presidente, in altre occasioni, assicura che la sua principale preoccupazione sono proprio i ragazzi.
"Confermo. Desidera incontrarli, che gli siano vicini. E poi, seconda in ordine di importanza, c’è sempre un’altra raccomandazione...".
Quale?
"Mattarella non vuole i percorsi blindati, le strade chiuse. Devono ridursi al minimo indispensabile. Il suo staff ripete: fate conto che sia tutto normale".
A maggio si ricordò di lei, di quella volta a Meldola?
"Sì, ma questo è normale. Le sue visite sono sempre preparatissime. Così come, a suo tempo, conosceva perfettamente anche la realtà dell’Irst".
Avete avuto anche una telefonata nei giorni peggiori dell’alluvione.
"Mi arrivò una chiamata da Roma sul telefonino e me lo passarono. Fu una conversazione molto spontanea e naturale".
Quando lei prese la parola in piazza Saffi toccò un argomento molto caro al Presidente: la memoria di Roberto Ruffilli.
"A livello locale abbiamo vari legami con Mattarella, penso all’ex senatore Romano Baccarini e al consigliere regionale Massimo Bulbi che hanno condiviso con lui la militanza politica. Ma il suo affetto per Forlì è legato indubbiamente a Ruffilli. Non solo per la sua tragica uccisione ma proprio per una vera amicizia personale".