PAOLO TOMASSONE
Eventi

Flora, sciatrice ’volante’: doppio oro olimpico: "Cresciuta sulla neve, lontano da tv e social"

A 16 anni è salita due volte sul gradino più alto del podio ai Giochi Giovanili in Corea: "Un onore rappresentare l’Italia come portabandiera" .

Flora, sciatrice ’volante’: doppio oro olimpico: "Cresciuta sulla neve, lontano da tv e social"

Flora, sciatrice ’volante’: doppio oro olimpico: "Cresciuta sulla neve, lontano da tv e social"

Il magnifico scenario del crinale su cui è adagiato quel piccolo gioiello che è il Lago Scaffaiolo ispira grandi passeggiate in solitaria o con amici fidati, non certo le acrobazie estreme tra gobbe e trampolini in cui si cimenta Flora Tabanelli.

Eppure proprio in quelle discipline la freestyler modenese di 16 anni, ha vinto due ori ai Giochi Olimpici Giovanili Invernali che si sono conclusi un mese fa a Gangwon, in Corea. Prima ha trionfato nello SlopeStyle poi ha distanziato tutti i concorrenti anche nel Big Air, disciplina di cui è campionessa mondiale juniores in carica, la prima italiana a potersi fregiare di questo titolo. "Ero quasi più emozionata per la cerimonia d’apertura dei Giochi che per le gare – ci confida – perché portare il tricolore e rappresentare il proprio Paese a un appuntamento così importante è una grande responsabilità". Ma è una grande responsabilità anche lanciarsi da una rampa e avvitarsi in aria proprio come una danzatrice, ma con due sci incollati ai piedi, e impressionare la giuria sportiva prima di atterrare sulla neve.

Flora, come ha sviluppato questo talento?

"Ho messo gli sci ai piedi per la prima volta a due anni. I miei genitori hanno un rifugio al Lago Scaffaiolo e io e i miei fratelli siamo stati abituati a vivere in mezzo alla neve e accanto agli impianti di risalita. Crescendo sono passata allo snowboard perché volevo sperimentare sempre qualcosa di nuovo".

E poi è passata al freestyle? "In realtà prima ho fatto pattinaggio artistico al Palaghiaccio di Fanano e tanta ginnastica. Terminate le medie ho voluto seguire le orme dei miei fratelli Irene e Miro che hanno frequentato il liceo artistico Ski College a Pozza di Fassa. In particolare ero interessata alle attività di Miro che mi inviava sempre video delle cose spericolate che faceva... mi sembrava bello".

Le ‘cose spericolate’ sarebbero le discese con gli sci cercando di stare in equilibrio sui binari e gli avvitamenti in aria? "Esatto. All’inizio i salti più grandi mi sembrava impossibili. Poi mi sono convinta e passo dopo passo, dai salti più piccoli a quelli più impegnativi, adesso mi sembrano tutti quasi normali".

Bisogna essere portati per il freestyle?

"Io ci sono arrivata con delle basi solide avendo fatto per anni pattinaggio e ginnastica artistica. È uno sport molto elegante, devi essere molto sciolto nei movimenti. Da fuori possiamo sembrare dei pazzi che si lanciano nel vuoto, in realtà durante le gare veniamo valutati per i movimenti, non possiamo inventarci delle rotazioni a caso: dobbiamo essere molto precisi e se facciamo un bel trick, con un atterraggio pulito ed elegante, abbiamo un punteggio migliore".

Come si svolgono i suoi allenamenti?

"Ci sono diverse fasi di allenamento. In estate, per esempio, trascorriamo lunghi periodi al Banger Park di Scharnitz, in Austria, dove lavoriamo su trampolini elastici per imparare i trick in sicurezza. Lo scorso anno ad agosto siamo stati invece in Nuova Zelanda. Quando inizia la stagione delle gare non si ha tanto tempo per allenarsi, se troviamo qualche momento libero andiamo allo Snowpark di Livigno o in altre zone".

Tra allenamenti e gare non dev’essere semplice riuscire a stare al passo anche con gli studi.

"Allo Ski College c’è un tutor che segue gli atleti. Ovviamente quando siamo in giro per le gare e gli allenamenti porto con me i libri da studiare: è dura, serve tanto impegno, ma per ora riesco a conciliare bene tutte e due le cose".

Cosa si prova a far parte della Nazionale?

"È veramente un bel traguardo. Ed è bello aver raggiunto mio fratello Miro nella ‘classe A’. Ho iniziato a fare molte più uscite e a gareggiare all’estero, in Paesi dove non sono mai stata".

Tra questi anche la Corea lo scorso gennaio. Come ha vissuto queste Olimpiadi? "Un’esperienza incredibile, cominciata ancora prima di partire quando mi hanno comunicato che sarei stata la portabandiera della squadra. Ero quasi più emozionata per la cerimonia d’apertura che per le gare, perché rappresentare il Paese è una responsabilità e un’emozione molto grande. Sapevo di dover fare due gare e mi sono dovuta concentrare parecchio. All’inizio è stato difficile, i salti mi sembravano diversi dal solito e più difficili. Ma poi mi sono adattata alla situazione... ed è andata bene. Sarei stata felice anche senza risultato".

Però le medaglie sono arrivate. E del colore più brillante! "Sì, all’inizio avevo un po’ d’ansia. Sapevo di essere a un evento importante con atleti che conoscevo già, ma ero dall’altra parte del mondo. Mi sono concentrata tanto sulla cosa che dovevo fare e ho cercato di farla al meglio. Devo dire che il clima attorno mi ha aiutata, con tutti gli atleti c’è un rapporto molto bello anche se ci sfidiamo in pista".

Il rientro in Italia come è stato?

"Mi hanno accolta tutti molto bene, sia in famiglia che allo Ski College. Ora però abbiamo ancora alcune gare per la stagione. A metà marzo in particolare avremo la finale di Coppa del Mondo in Francia, i Mondiali Junior Snowboard e Freestyle a Livigno".

E in Appennino riesce a tornare qualche volta?

"Durante la stagione invernale non ho molto tempo da trascorrere a casa. Però ci torno sempre molto volentieri per vedere i posti in cui sono cresciuta e fare qualche sciata con gli amici. Anche se provo molto sofferenza per la mancanza di neve di questi tempi: è davvero un peccato".

I suoi coetanei vivono spesso nel ‘mondo virtuale’. Lei che rapporto ha con i social?

"Facendo sport agonistico gli sponsor mi chiedono di utilizzarli anche per far vedere i miei allenamenti. A questo sinceramente devo ancora abituarmi. In famiglia siamo cresciuti senza telefono e televisione. Da piccolo magari lo vorresti, ma poi capisci che i genitori ti hanno fatto soltanto del bene. Credo che lo smartphone stia diventando un oggetto troppo utilizzato dai giovani che dovrebbero apprezzare di più la viva reale, al contatto con la natura e con gli altri".

Quale consiglio si sente di dare a un giovane come lei?

"Il mio obiettivo come atleta è quello di tramandare il freestyle che, in Italia, non è ancora molto praticato. Invece è bellissimo e lo consiglio vivamente. Anche io all’inizio ero molto intimorita, ma passo dopo passo, tutti gli obiettivi si raggiungono".