
Nutrileya, integratori alimentari per il benessere
La transizione ‘green’ non c’è stata solo in ambito energetico, ma anche in quello alimentare. Una svolta che si è registrata persino per le cure e il benessere: "Sempre più persone prima di utilizzare medicinali cercano di prevenire malattie anche attraverso utilizzo di integratori alimentari". Lo può confermare Matteo Reda, fondatore assieme a Giacomo Fulgeri e Claudio Venditto, di Nutrileya. L’azienda carpigiana, che festeggerà i primi dieci anni di attività nel 2024, vende i suoi prodotti attraverso la rete delle farmacie e parafarmacie ed è presente su tutto il territorio nazionale e in oltre 25 paesi europei ed extraeuropei. Da circa tre anni ha fatto ingresso in società Crosar, un fondo locale che detiene il 20% del capitale. Nella sede in via Copernico lavorano una ventina di dipendenti oltre a circa quaranta tra collaboratori esterni e venditori.
Dott. Reda, voi siete la conferma che la svolta green conviene.
"Noi abbiamo dato vita a Nutrileya con l’intenzione di portare l’innovazione tecnologica nel campo della medicina naturale. Quindi l’attenzione all’ambiente, all’innovazione di processi produttivi e alla ricerca scientifica fa parte del nostro Dna.
La nuova sede nella quale ci siamo trasferiti meno di un anno fa rispecchia proprio la volontà di ridurre sempre di più l’impatto delle nostre attività sull’ambiente. Attraverso i pannelli fotovoltaici riusciamo a essere totalmente autosufficienti per l’energia e non abbiamo alcun allacciamento al gas metano: è il primo passo concreto verso il traguardo della neutralità carbonica che l’Unione europea si impegna a raggiungere entro il 2050".
La vostra attività si concentra tutta a Carpi?
"Nella nostra sede noi formuliamo i prodotti e acquistiamo le materie prime controllando direttamente la filiera. Poi consegniamo i principi attivi ai terzisti dislocati in Nord Italia: si tratta principalmente di aziende del territorio modenese ed emiliano".
Perché mantenere la produzione qui e non in paesi dove la manodopera arriva a costare meno?
"Prima di tutto perché il ‘made in Italy’ va salvaguardato, in particolare nel settore in cui operiamo. Quello italiano è il terzo mercato al mondo per la nutraceutica, preceduto solo dagli Stati Uniti e dalla Cina. Siamo primi per la qualità, per la novità delle forme e per la ricerca".
Spesso si pensa al ‘bio’ e al ‘naturale’ come una nicchia per pochi.
"Non proprio pochi se si pensa che nel settore si contano 2.700 aziende che commercializzano integratori alimentari, oltre ai contoterzisti che assicurano prodotti di qualità".
E qual è il vantaggio di operare a Carpi?
"Essere qui ci dà la possibilità di stare in contatto con tante realtà che fanno parte del settore come la cartotecnica, le materie plastiche e le etichette. Qui c’è un indotto che nasce per esigenze non legate alla nutraceutica, ma che si sono convertite a questo tipo di attività che è in forte espansione".
Qual è il bilancio di questi nove anni?
"Ci siamo buttati nel mercato in un momento difficile di convergenza economica nazionale e internazionale. Il nostro è stato un mercato sempre florido, con tanti competitor, e in questo momento risente della convergenza, del rialzo dei prezzi, dell’inflazione, dell’impoverimento del portafoglio. Noi però riusciamo a crescere ancora: quest’anno chiuderemo con un fatturato di 8,5 milioni di euro, il 30% in più rispetto l’anno scorso. Le difficoltà ci sono, ma cerchiamo di sopperire attraverso la diversificazione dei prodotti".
Quali sono gli obiettivi futuri? "Attualmente abbiamo circa 7 lanci di nuovi prodotti all’anno oltre al restyling di vecchi prodotti. Per questo assumiamo ogni anno 2 o 3 persone tra commerciale e manodopera in magazzino. Noi siamo tra le prime 50 realtà del settore e puntiamo nei prossimi anni ad aumentare il fatturato e far diventare l’azienda ancora più solida".