MATTEO GIANNACCO
Eventi e fiere

Luca, l’ultimo pastore: "Professione libertà"

Incontro tra Frassinoro e Piandelagotti con il 56enne che insieme al fratello pratica ancora la transumanza: "Ostacoli? I lupi e la burocrazia"

Luca, l’ultimo pastore: "Professione libertà"

Luca, l’ultimo pastore: "Professione libertà"

L’ultimo della sua discendenza. Con Luca Carzoli – 56 anni – si chiude un capitolo antico che attraversa montagne e pianure da centinaia di anni. Lui è l’ultimo pastore dell’Appennino che pratica ancora la transumanza e quando dirà ‘basta’, lasciando il bastone a riposo, le greggi abbandoneranno per sempre i pascoli e i coltivi, dove già avanza la foresta. Siamo nell’immenso territorio dell’alta montagna in provincia di Modena, tra Frassinoro e Pievepelago. "Non manca tanto" dice Luca con un filo di voce. "Oggi non c’è più nessuno che voglia fare il pastore e poi qui non riesco a vendere il latte. Ancora peggio con la lana, neanche a regalarla… se penso che ho iniziato a seguire mio padre Angelo quando avevo 5 anni, tutte le mattine dietro ai cani e alle pecore, salendo queste valli di sole ed erba verde, aria fresca e pace".

Insieme a Luca, oltre al fedele cane Birba, c’è Pellegrino, suo fratello, impegnato in questo periodo nel taglio del fieno. In tutto hanno 260 pecore, metà di razza toscana ‘massese’ (a pelo nero) e l’altra ibridate con le francesi ‘lacaune’. Arrivano nel modenese da Rovigo, a metà maggio, e si fermano fino a ottobre inoltrato. In Veneto gli ultimi pastori transumanti del nostro Appennino riescono ancora a conferire il latte in un caseificio locale e a vendere gli agnelli. Durante l’estate, invece, data l’impossibilità di cedere il latte – il posto più vicino sarebbe a Pavullo, troppa strada da fare ogni giorno – è Luca a preparare le forme di formaggio, un pecorino di latte crudo che impreziosisce di tanto in tanto con qualche ingrediente, come il pepe, la santoreggia o il peperoncino. I due fratelli fanno tutto da soli, e certo le leggi non aiutano. "Ormai c’è talmente tanta burocrazia che ti passa la voglia", confessa. "Le regole e i costi aumentano, tra prelievi del sangue, campionature periodiche del latte, chip di riconoscimento. Nessuno però si occupa di proteggere le pecore dai lupi che sono sempre di più e non hanno paura di niente". Si avvicinano anche di giorno e non è raro che riescano a rubare qualche capo. "Fino a vent’anni fa il gregge stava fuori di notte". Adesso, invece, agnelli e pecore vengono spinti in un recinto chiuso, predisposto dal Parco. Anche per questa difficile convivenza, forse, l’allevamento allo stato brado sta scomparendo. "Di altri pastori conosco solo Marietto a Fiumalbo e Davide a Gazzano, ma loro sono ‘fissi’ e non si spostano da una regione all’altra come noi" racconta Carzoli.

Nonostante mille difficoltà, nonostante il mondo che un tempo li ospitava non esista più, i Carzoli hanno continuato a tenere viva la tradizione di famiglia. "Siamo l’ultima generazione. Io non ho mai fatto altro e sono innamorato di questo lavoro. Prima di tutto della libertà. Anche se si tribola da mattina presto fino al calare della notte". Oggi la transumanza è motorizzata, ci vogliono 4 ore per spostare l’intero gregge con i camion. "Mia mamma, originaria di Sant’Anna, ci raccontava spesso di quando facevano il viaggio a piedi, con il calesse". Queste montagne Luca le conosce come le sue tasche, non ha bisogno di cartine o Gps. Sono impresse nel suo Dna. Il trisnonno, per dirne una, morì fulminato da una saetta sulla cima del Saltello, dove ancora oggi c’è una croce e un’iscrizione in suo ricordo. Una vita solitaria, quella del pastore. "Il brutto è quando si beccano i temporali o c’è vento forte", assicura però Luca. Chi abita in zona, tra il versante di Sant’Anna Pelago e Piandelagotti, lo accoglie sempre volentieri sui propri terreni. "Almeno si tengono puliti i campi che ancora non sono stati mangiati dal bosco". Qui hanno smesso anche di arare e fare il fieno. "D’altronde, non ci sono praticamente più stalle con le mucche". Le loro pecore Luca e ‘Pino’ le mungono due volte al giorno. Gli animali che hanno partorito in primavera possono produrre anche più di un litro di latte. Con sei litri, si fa una forma di pecorino. Il cane, sempre allerta, controlla che gli animali non si disperdano troppo, basta un segnale e parte di corsa a fare il suo lavoro. Il gregge bruca tranquillo e ad un tratto tacciono le parole. Non sono più necessarie. Resta il belare degli agnelli, il fischio dell’ultimo pastore, con gesti che sono immutati da secoli. Sta facendo buio. Luca move la greggia oltre pel campo, come cantò Giacomo Leopardi; poi stanco si riposa in su la sera: / altro mai non ispera.