La turista fedele: "Il mio libro sui Cesarini e sulla Riccione che fu"

Marcella Marri, premiata dalla sindaca come ambasciatrice della città, ha scritto ‘Arnà’: "Ora come un tempo la Perla Verde è ricca e gioiosa".

La turista fedele: "Il mio libro sui Cesarini e sulla Riccione che fu"

Marcella Marri. con il sui libro ‘Arnà’

Innamorata follemente di Riccione, dal 1967 meta delle sue vacanze, ha pubblicato ‘Arnà’, libro che ripercorre le vite della famiglia riccionese dei Cesarini sullo sfondo di un’Italia in grande trasformazione tra 1800 e 1900, fin oltre il fascismo e i bombardamenti. A firmarlo è la scrittrice, scultrice e pittrice Marcella Marri del nobile casato di San Gimignano, nata a Firenze, ma da anni residente a Bologna dove viveva col marito Francesco Martelli. Per la sua fedeltà alla Perla Verde, quest’estate la sindaca Daniela Angelini l’ha nominata "ambasciatrice di Riccione nel mondo". Il suo libro (edizioni La Piazza) è stato presentato alla Spiaggia del Sole, bagno 86-87.

Su cosa pone l’accento il libro?

"Ripercorre le vicende della famiglia Cesarini, ma prende vita da tutto il mio amore e il mio affetto per Riccione. Negli anni, chiacchierando in spiaggia con gli amici, mi sono incuriosita della sua storia, dei luoghi e dei personaggi, più o meno conosciuti, in particolare delle vicende dei Cesarini, soprannominati ‘Carabein’, che intrecciano le loro vicende a quelle della città".

Galeotta è stata una passeggiata lungo il rio Melo?

"Tornando a casa, un giorno ho incontrato Arnaldo, amico di famiglia, che mi ha poi accompagnato alla scoperta di questo corso d’acqua. Per sedici chilometri dalle colline scende al mare attraverso il ponte romano, canneti, alberi ad alto fusto, fiori rari, scorci e atmosfere creative. Mi è apparso come una vena del mondo. Con un filo di luce antica Arnà frugava e trovava ricordi lontani, tristi e felici, che prendevano la forma di un racconto. Non volevo che queste cose cadessero nell’oblio, così è nato il libro, che parla anche di uguaglianza e libertà partendo dal nonno. L’ho approfondito con una lunga ricerca negli archivi, per cui quanto riporto è pura realtà".

Lei però conosceva già Riccione?

"Conoscevo una Riccione luminosa, divertente di cielo e di mare, mentre la sua profonda bellezza e ricchezza morale sta nei veri riccionesi raccontati nel libro, che fa capire quanto sia grande questo popolo".

Ne è esempio Silvio, padre di Arnaldo?

"È un piccolo eroe silenzioso, un uomo straordinario che per le cose importantissime fatte con senso di uguaglianza e giustizia, ha dato molto all’Italia e a Riccione. Dovremmo essergli tutti grati. Nei primi del Novecento Silvio lottò per il voto alle donne e fu cofondatore del sindacato che in Italia nacque per primo a Riccione. Si adoperò per gli operai. Fu poi chiamato con altri da Confindustria di Rimini, riuscendo a ottenere la firma del contratto per le e otto ore lavorative, mentre prima si lavorava fino a tredici quattordici ore al giorno. Riuscì pure a ottenere le ferie e il sabato libero. Per questo senso di libertà, per non vivere quel periodo storico degli anni Venti in cui tutto brillava sotto la luce di Mussolini, era emigrato in Argentina. Arnaldo, nel 1991 ultimo segretario del Pci riccionese, nel tempo ha seguito le orme del padre con molta serietà".

Riccione è cambiata, preferisce quella di ieri o quella di oggi?

"Riccione resta ricca e gioiosa, entusiasmante e accogliente soprattutto perché ci sono i riccionesi, quelli veri, che abbracciano, confortano, danno l’anima e tutto, un’accoglienza incredibile. Mi piace così com’è con la sua gente fantastica e i suoi eventi. Qui c’è tutto, più che a casa".

Nives Concolino