La collezionista di stoffe : "Cerco nei vecchi bauli delle zie gli abiti che sognavo da piccola"

Paola Tonini arriva da Piacenza e poche settimane fa ha aperto un negozio dedicato al vintage "Ho stand pieni di cotone da fine Ottocento agli anni ’30, poi sete, rayon, pizzi, vestaglie" .

La collezionista di stoffe : "Cerco nei vecchi bauli delle zie gli abiti che sognavo da piccola"

La collezionista di stoffe : "Cerco nei vecchi bauli delle zie gli abiti che sognavo da piccola"

Dalle campagne della provincia di Piacenza allo showroom dedicato al Vintage a Riccione. Il sogno di Paola Tonini è iniziato quando a 21 anni ha deciso di lasciare il paese per inseguire il suo destino e intraprendere la sua carriera da modellista. Appena arrivata ha iniziato da subito con il brand riccionese Rame per passare poi al fast fashion con Teddy. Ora, a 33 anni, ha finalmente aperto il suo primo showroom. Montanaro Vintage ha inaugurato l’8 giugno e insieme al suo collega Bandito, il suo piccolo Volpino di Pomerania, passa le sue giornate a toccare, cucire e annusare tessuti. Com’è nata questa passione? "C’è da sempre, da quando stavo in sartoria con mia zia. Lei era una sarta piena di tradizioni. Le signore per ogni occasione formale si facevano fare completi di seta o lana, magari riprendevano i modelli di Valentino. Queste tradizioni nei paesini erano importantissime. Io ho iniziato da teen-ager con i vestiti usati delle amiche delle mamme. Toccavo i tessuti, aprivo i cassetti con bottoni e pailettes e la fantasia volava. Era l’alternativa alle Barbie".

Quando ha iniziato a collezionare capi vintage?

"Da subito, perché la zia era abituata a fare abiti per i parenti. Mi passavano i loro abiti anni ’70, giravamo per mercatini. Ho iniziato a collezionare perché crescendo in quell’ambiente ho capito che la qualità deve essere custodita".

Il primo capo collezionato lo ha ancora?

"Era un tubino anni ’60, intrecciato a gros grain, non era un tessuto erano tutti intrecci di materiale".

Quali sono state le prime cose che ha acquistato?

"Essendo cresciuta in piena cultura pop, tra star e cantanti degli anni 2000, e non avendo il loro stesso budget, da ragazzina cercavo di replicare e cercare la copia degli abiti delle celebrity. Cercavo jeans a zampa, top di pelle che in Italia, ai tempi, non esistevano. Bisognava girare per mercatini".

Cosa cerca negli abiti che compra?

"La cosa su cui mi concentro di più è l’altissima qualità. Essendo cresciuta in una sartoria che usava tessuti di Valentino, oggi vorrei riproporre capi di alta sartoria, fatti in Italia e Francia, e ovviamente tutto quello che fa parte del mio mondo preferito, le doti nuziali. Io in soffitta avevo i bauli delle zie con le doti che provavo e spiavo. La dote era una cosa che andava fatta bene, semplice ma di grande qualità. Le donne le cucivano per anni".

Quante ne ha?

"Ho degli stand pieni di cotone antico da fine ‘800 agli anni ’30, sete, rayon, pizzi, vestaglie, camicie da notte di alta qualità. Sono abiti interamente cuciti a mano. È l’unica cosa del patriarcato che salverei".

Com’è arrivato lo showroom? "Montanaro è il nome del luogo delle mie origini, quello da cui mi sono allontanata per riapprezzarne il valore e portarlo con me a Riccione. Avevo voglia di trasformare questa passione in lavoro. Mi sono sentita pronta a farlo. Il vintage è una realtà in crescita. Ho solo trovato il coraggio di farlo. Qui faccio le presentazioni, poi vendo online e nei mercatini. Amo farli e organizzo anche eventi come il Retrò Bottega che si è tenuto lo scorso maggio al Grand Hotel di Riccione".

Qual è il capo che vorrebbe avere ma che ancora non è riuscita a trovare?

"Gli abiti in velluto anni ‘30 e le mantelle da teatro vittoriane. Pezzi che al tatto, alla vista e all’indosso sono unici, rintracciabili ma molto rari".

I prossimi progetti?

"Abbiamo 4 eventi da organizzare su vintage e sostenibilità, poi sogno un atelier in città, quasi un museo. Ma il mio sogno più grande è lavorare con le sartorie teatrali e cinematografiche".

Debora Grossi