MASSIMO SELLERI
Eventi e fiere

Il personaggio. Ferruccio Laffi. Portò la testimonianza tra i banchi di scuola

Fino alla sua morte, avvenuta all’età di 95 anni lo scorso gennaio, la sua missione era stata parlare agli studenti in visita a Monte Sole. Nel 2005 si era costituito parte civile nel processo della Procura Militare .

Il personaggio. Ferruccio Laffi. Portò la testimonianza tra i banchi di scuola

Ferruccio Laffi è morto a 95 anni lo scorso 10 gennaio. Era il simbolo di Monte Sole

Quando Ferruccio Laffi si recava nelle scuole per raccontare agli studenti che cosa era successo durante l’eccidio di Monte Sole faceva sempre una premessa: "Dovete scusarmi, ma io sono ignorante, non ho studiato e faccio fatica a parlare". Nessuna delle tre cose era vera anche se durante la narrazione a un certo punto la sua voce rimaneva strozzata in gola e i suoi occhi diventavano lucidi. A chi non sarebbe successo nel rivivere la perdita di 14 parenti tra cui il padre e un nipote di appena 29 giorni e nel dover descrivere l’atrocità nell’atrocità.

"La mattina del 30 settembre del 1944 ero scappato nel bosco, ci era giunta voce che i tedeschi stavano rastrellando tutti gli uomini abili al lavoro per deportarli in Germania – raccontava Laffi -. Avevo 16 anni e sapevo fare solo il contadino. La sera tornai al casolare perché ero preoccupato. Pensavo li avessero portati via tutti e, invece, arrivati all’aia ho visto 18 persone trucidate. Le galline stavano beccando le loro budella, i maiali divoravano la carne. E’ una cosa che se uno non l’ha provata non riesce a descriverla. C’era un omino tutto rannicchiato e nudo. Era mio padre a cui hanno fatto vedere il massacro, come se fosse uno spettacolo, prima di ucciderlo. Cosa fai? Sono momenti che se non diventi pazzo è perché sei forte. Se no non so".

Generalmente qui le parole si fermavano e nella sala calava il silenzio. Le cose cambiarono nel 1990 dopo la caduta del muro di Berlino: il mondo si divideva più tra buoni e cattivi a seconda delle prospettive, ma c’era l’illusione che il diritto e le leggi morali potessero costruire le categorie dei giusti e di chi ha sbagliato ed è la giustizia che lui ha sempre cercato. Sepolti i suoi cari, atto vietato dai nazisti, nei giorni successivi viene catturato dalle SS e, scampato al plotone di esecuzione, viene utilizzato come schiavo per alcuni mesi. Nel 1945, dopo la Liberazione, si trasferisce a Bologna dove va a vivere con suo fratello Vittorio, unico superstite oltre a lui di tutta la famiglia. Nel 1959 sposa Sara Pederzoli e il loro matrimonio durerà 58 anni. Nel 1980 torna ad abitare a Marzabotto e pochi anni dopo va in pensione dedicando la sua giornata alle sue due grandi passioni: la bicicletta e l’orto. Come testimone racconta anche l’orrore e la paura di quei giorni soprattutto nelle scuole. Nel 2005 si costituisce parte civile, insieme ad altri superstiti e familiari delle vittime, nell’ambito del procedimento penale istruito dalla Procura Militare di La Spezia per individuare i responsabili dell’eccidio di Monte Sole. Il processo nasce in seguito alla scoperta presso la sede della Procura Militare di Roma di 695 fascicoli d’indagine sulle stragi nazifasciste in Italia. Tra il 2006 e il 2007 assiste alle 23 udienze dibattimentali, in alcune delle quali depone come testimone, e alla sentenza che viene letta il 13 gennaio 2007. Nel 2919 contestò duramente il ministro dell’Interno Matteo Salvini durante la trasmissione Servizio Pubblico. "Adesso abbiamo un Ministro che non riconosce la Liberazione – dichiarò Laffi-. Queste persone qui, non è che hanno perso la memoria. La memoria vogliono farla perdere a te".

Si è spento lo scorso 10 gennaio a 95 anni.