Mentre le voci di chi ha visto in prima persona l’orrore di Marzabotto si spengono una ad una, la memoria della strage non si affievolisce. A tenerla viva ci sono le testimonianze, gli atti processuali, i documenti, la narrazione orale che passa da una generazione a quella successiva. Quelle voci sono cristallizzate nella coscienza comune perché non si esuriscono nei fatti di settembre e ottobre del 1944: la strage ha continuato a produrre effetti sulla comunità di Marzabotto, e dell’Italia intera, in tutti gli 80 anni successivi fino ad oggi.
Dal recupero delle salme martoriate dalle raffiche di mitra e bruciate, al processo in cui è stato condannato il maggiore Walter Reder, dal referendum sul perdono alle commemorazioni che si sono succedute in questi decenni con la partecipazione delle più alte cariche istituzionali, dalla realizzazione dei memoriali all’istituzione del Parco storico di Monte Sole. A Marzabotto, teatro della più grande strage di civili compiuta dalle SS in Europa, è toccato il compito di una testimonianza che non si può mai esaurire. Questi 80 anni di memoria sono in parte documentati nelle tante fotografie d’epoca tratte dal nostro archivio, che accompagnano la storia delle Repubblica e ricordano a chi le guarda che le radici della democrazia affondano proprio nella terra insanguinata di Marzabotto.
Queste immagini riportano ad anni in cui non esistevano smartphone sofisticati e social network e la trasmissione della memoria era affidata alla scrittura e al racconto diretto. Eppure, ogni ruga di questi volti in bianco e nero racconta più e meglio di tante parole la responsabilità, la sofferenza e il peso del ricordo.