
Eco.Ser in prima linea "Gestione dei rifiuti, l’amianto resta ancora il nemico numero uno"
di Mariateresa Mastromarino
Ci sono realtà che hanno nel loro nome e nel loro lavoro i valori dell’Agenda 2030. È il caso dell’azienda bolognese Eco.Ser, che fornisce alla vasta clientela servizi di gestione di rifiuti a favore dell’ambiente. Una realtà, quella di Eco.Ser, nata nel capoluogo emiliano nel 1995, che si occupa di trasporto, stoccaggio, recupero, smaltimento e intermediazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi, attraverso una grande attenzione e cura dell’ambiente. L’azienda fa parte del Consorzio Astra Scarl di Faenza, gruppo di imprese per lo sviluppo di servizi integrati per l’ambiente, presente nel territorio dell’Emilia-Romagna e operativo in tutto il Centro-Nord.
Presidente Gilberto Gherardi, quanto ancora c’è da fare per ridurre la produzione di rifiuti?
"C’è ancora tanto da fare, ma negli ultimi anni sono successe tante cose: è aumentata di gran lunga la sensibilità degli imprenditori, e i rifiuti che trattiamo sono speciali perché provengono da partita Iva. Oltre ad avere coscienza e consapevolezza del mondo in cui ci troviamo e del mondo sostenibile che vorremmo avere, lavorare meglio sulla questione dei rifiuti significa anche risparmiare molte risorse. Gli interessi, quindi, sono molteplici in questa direzione, e c’è ancora tanto da fare. Stiamo andando nella direzione giusta".
Qual è la vostra modalità di smaltimento?
"Abbiamo degli impianti di stoccaggio in gestione. Siamo contattati, quindi, da aziende che devono smaltire i propri rifiuti, che provengono dalle loro stesse attività. Ci facciamo carico del controllo dei rifiuti, e controlliamo se sono correttamente gestiti nell’azienda. Dopo, trasferiamo i rifiuti e, a nostra volta, li facciamo uscire in diverse direzioni. Preferibilmente la destinazione è il recupero, ma quando non è possibile finiscono in discarica".
Quali sono i rifiuti pericolosi?
"Si tratta di un rifiuto che può creare danno alle persone e all’ambiente, se non correttamente gestito. Nella classificazione europea dei rifiuti, quelli pericolosi hanno il codice asteriscato, per definizione. Legno, carta e plastica, per esempio, di natura non sono pericolosi, ma se si ritirano solventi o amianto, è chiaro che ci si muove su rifiuti diversi".
Cosa si può fare per limitarli?
"Eliminare i rifiuti pericolosi è il desiderio di tutti, ma bisogna muoversi andando a produrre dei materiali che si possono recuperare. Anche quando è a fine vita, si possono fare diverse cose, come allungare la vita utile dei beni utilizzati, riutilizzare per intero i materiali di cui sono composti. In questo senso si può ancora lavorare, per produrre beni, servizi, strumenti o macchinari, che consentono il loro riutilizzo a fine vita, senza gettarli via".
Qual è il prodotto che inquina maggiormente?
"Nell’entroterra non lo vediamo, ma è la microplastica. Nel nostro caso specifico, invece, è l’amianto, che è ancora fortemente presente nelle tubazioni e negli edifici. E da mandare in discarica è molto difficile: l’amianto c’è, e deve essere rimosso, ma nessuno vuole le discariche di amianto, che però è presente nelle nostre case. Occorre maggiore attenzione".
La Regione si considera all’avanguardia. È davvero così?
"Fino ad oggi, abbiamo sempre avuto interlocutori disposti ad ascoltare. Quando si presentano delle criticità, chiediamo un incontro con i dirigenti, i funzionari e l’assessore, e troviamo una soluzione. Questo è l’atteggiamento giusto".
Il vostro lavoro si basa sulla sostenibilità ambientale...
"Non solo. C’è spazio anche per la sostenibilità sociale. I dipendenti seguono percorsi formativi, che danno regole interne, volte a insegnare delle modalità di comportamento sostenibili tra di noi e con l’ambiente esterno. È una modalità educativa e comportamentale alla quale teniamo molto, volta a vivere il lavoro in maniera sostenibile".