MARCO SANTANGELO
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Cardi, il custode della memoria: "Avere a Marzabotto i presidenti è un grande messaggio di pace"

Alla guida del Comitato regionale per le onoranze ai Caduti, accoglierà Mattarella e Steinmeier "In un momento come questo, essere qui significa costruire un dialogo da opporre alle armi".

Cardi, il custode della memoria: "Avere a Marzabotto i presidenti è un grande messaggio di pace"

Valter Cardi, presidente del Comitato regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, al Sacrario

di Marco

Santangelo

Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier saranno a Marzabotto per commemorare le vittime nell’ottantesimo anniversario della strage nazista di Monte Sole. L’ultima volta che un presidente italiano si è recato nei luoghi dell’eccidio assieme a un capo di Stato tedesco è stato nel 2002, quando Johannes Rau, l’allora presidente della Germania, decise di salire a Marzabotto insieme con il presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ad accogliere Steinmeier e Mattarella sarà Valter Cardi, presidente del Comitato regionale per le onoranze ai Caduti di Marzabotto.

Cardi, quest’anno si terrà l’ottantesima commemorazione della strage. Quale significato ha una giornata del genere?

"In un momento in cui l’equilibrio del mondo è così delicato, avere a Marzabotto le più alte figure istituzionali vuol dire lanciare un messaggio di pace straordinario. La pace si costruisce con il dialogo, non si può costruire con le armi. Essere qui significa non dimenticare, ma significa anche costruire un dialogo da opporre all’utilizzo delle armi e della guerra e da Marzabotto deve partire questo messaggio. Sono sicuro che i due presidenti saranno degli ottimi testimoni e portatori di questo messaggio"

Qual è il suo legame con la strage di Marzabotto?

"Mio padre era un sopravvissuto e faceva parte di una delle famiglie più numerose trucidate dalle SS naziste a Grizzano, dove tra le 79 vittime ha perso la vita anche il bambino più piccolo di tutto l’eccidio: si chiamava Valter Cardi e aveva solo 14 giorni".

Cosa le hanno raccontato di quei giorni del settembre 1944?

"I racconti non erano frequenti. Mio padre si era salvato fingendosi morto sotto al corpo di mia nonna. Non gli piaceva ricordare e raccontare quei momenti, tranne quando mia madre provava a ricostruire i fatti; in quei casi mio padre interveniva per correggere mia madre e aggiungere delle informazioni su come erano andate le cose in quei giorni. Lui voleva dimenticare. Infatti al cimitero ci andava solo due volte all’anno, a differenza di mio zio che ci andava quindici o venti giorni all’anno. In quel cimitero sono seppelliti dieci dei miei parenti".

Dopo ottant’anni è possibile parlare di perdono?

"Il perdono terreno no. Una forma di perdono religioso potrebbe anche esistere. Una volta, uno dei nostri testimoni che purtroppo nel frattempo è deceduto, affermò di voler perdonare il nazista Albert Meier perché lo riteneva non informato su quanto le SS stessero facendo. Ma io penso che lo sapesse benissimo, perché in un’intervista a telecamere nascoste dichiarò che le vittime dell’eccidio erano ‘bacilli di sinistra’".

Attualmente l’Europa sta vivendo una guerra al suo interno. C’è speranza nelle nuove generazioni?

"Dopo ottanta anni dalla strage ci ritroviamo di nuovo di fronte a importanti guerre in Europa che rischiano di destabilizzare l’intero equilibrio mondiale. Infatti, siamo di fronte a una catastrofe se consideriamo lo stato attuale delle guerre in Europa e fuori dal nostro continente. Per questo è fondamentale, ora, mantenere alto il livello della memoria per evitare che tutto finisca nell’oblio. Soltanto la memoria, la conoscenza e la consapevolezza possono evitare che crimini e stragi simili possano ripetersi oggi e in futuro: conoscere il passato per migliorare il presente e il futuro, insomma. Ma, purtroppo, noto che le nuove generazioni fanno fatica a conoscere i fatti di Marzabotto ed è per questo che il nostro lavoro con le scuole è fondamentale, dobbiamo essere noi adulti e anziani a sensibilizzare le nuove generazioni garantendo loro un’educazione civile in grado di ripudiare la guerra e promuovere la pace e la convivenza tra i popoli".