Professor Ubertini, il 2024 sarà un anno cruciale per lo sviluppo del Tecnopolo. Come sta procedendo?
"Molto bene, io lo sviluppo del Tecnopolo lo vedo in tre fasi. La prima sono le botti, dov’è presente prevalentemente la parte infrastrutturale, che si è completata. La seconda riguarda gli edifici di fianco alle botti e i due nuovi che sono in costruzione (tutta la parte dove si insedieranno soggetti legati a ricerca, formazione, università, ndr) che verrà terminata tra la fine dell’anno e il 2025. La terza fase sarà invece dedicata a innovazione, imprese e start up. E chiuderà il cerchio. Avremo poi il potenziamento di Leonardo con l’installazione del supercalcolatore Lisa (in onore di Monna Lisa, ndr) e a fine anno un computer quantistico. Il tutto con il G7 posizionato a metà del 2024".
Tra le grandi novità c’è appunto l’arrivo di un computer quantistico. Che cosa significa averlo?
"Si tratta di tecnologie emergenti che avranno un impatto su tutta la società. Il computer quantistico che arriverà a Bologna, sarà uno dei sei di cui si dota l’Europa: si apre una nuova frontiera del calcolo. È molto importante avere accesso a queste tecnologie perché significa avere una palestra dove chi fa ricerca e innovazione cresce e lavora. Significa essere attori e non spettatori".
Il supercomputer Leonardo del Cineca ha raggiunto il livello di saturazione con una crescita esponenziale nell’ultimo anno e mezzo del supercalcolo per allenare l’intelligenza artificiale. Come si sposano le due cose?
"Leonardo è un’infrastruttura pubblica, per metà le richieste sono veicolate dall’Europa, per metà le gestiamo noi per conto dell’Italia. Ci vengono presentati casi d’uso prevalentemente per far ricerca e innovazione e noi allochiamo le risorse. Quando la macchina ha raggiunto il livello di saturazione significa che il numero di domande che ci arrivano è più alto della capacità. ChatGpt, la più famosa applicazione di intelligenza artificiale, per essere allenata ha bisogno di un super calcolatore".
Parliamo della Torre. Come funzionerà il ‘gemello digitale’ della Garisenda?
"I ‘gemelli digitali’ sono delle repliche digitali di qualcosa di fisico, dove tutte le informazioni che vengono raccolte, legate alle varie tecnologie di monitoraggio, sensoristiche, ambientali e molto altro, sono riversate nella replica digitale. Quest’ultima quindi acquisisce in tempo reale le informazioni ed è in grado di capire il comportamento nel tempo dell’oggetto fisico. In questo momento siamo concentrati sull’aspetto della sicurezza e della salvaguardia, ma dobbiamo pensare che, superata questa fase, il ‘gemello digitale’ sarà uno strumento che potrà essere utilizzato per cercare di fruire della Torre anche in modi diversi".
Tutta questa tecnologia potrà aiutare la Torre?
"Sì, ma va sempre ricordato che la tecnologia è uno strumento abilitante, ovvero a supporto delle persone. Quindi non dobbiamo fare l’errore di pensare che possa lavorare da sola. Ti aiuta a leggere e capire, indubbiamente, ma non prende decisioni. Ci darà informazioni che ci aiuteranno nelle scelte future".
Bologna quest’anno nella classifica del Sole24Ore si è piazzata seconda per qualità della vita. Secondo lei perché?
"Io mi sono trasferito qui per studiare all’Università e sono stato adottato da questa città. Bologna dal mio punto di vista offre enormi opportunità, soprattutto per i giovani, ed ha grandissime potenzialità. È una città con un tessuto imprenditoriale molto vivace, quindi è attrattiva in termini lavorativi, tutto questo pur mantenendo una dimensione a misura d’uomo. Nella classifica del Sole24Ore c’è un elemento che secondo me condensa un po’ tutte queste qualità e le proietta verso il futuro: Bologna è prima per laureati e persone con titolo terziario nella fascia giovanile tra i 25 e i 39 anni. Un dato che, a mio avviso, è il principale indice di competitività di un territorio".
Come immagina la Bologna del futuro?
"Considerando quello che sto facendo oggi, per me la Bologna del futuro è la capitale europea nelle tecnologie digitali avanzate. Questo non è solo un auspicio, ma un’agenda di lavoro, un percorso da fare".
Chiara Caravelli