Alberto Ferrari, direttore generale della Banca di Bologna, qual è il vostro apporto alla città, che è arrivata seconda nella classifica generale del Sole 24 Ore?
"Contribuiamo in maniera importante al risultato, perché il 90% delle risorse che raccogliamo, dalla clientela alla gestione del risparmio e alla raccolta diretta, le reinvestiamo sul territorio, dirette a imprese e famiglie. Nel 2023, abbiamo erogato 300 milioni di euro, raccogliendoli e impiegandoli su aziende e famiglie del territorio, con nuove erogazioni di finanziamento. Del totale, due terzi sono andati alle imprese e un terzo è stato destinato alle famiglie. Possiamo definirci una Banca della comunità, perché il nostro ’raccolto’ viene utilizzato in questo modo, oltre a essere impiegato in iniziative in campo sociale e solidale".
Siete un punto di riferimento per l’intero territorio provinciale. Come coltivate questo legame?
"Siamo una delle poche banche che continua a sviluppare la rete delle filiali, perché siamo convinti del fatto che il territorio vada servito e presidiato, magari con una logica geografica più rarefatta. Ma, se si vuole servire il mondo delle imprese e dei privati, bisogna essere presenti sul campo con delle distanze accettabili. Questo è il motivo per il quale nel 2023 abbiamo aperto delle filiali, e proseguiremo anche nel 2024. Con questa presenza capillare, abbiamo avuto circa 70 mila clienti tra Bologna e provincia, e contiamo più di 15 mila soci: questo ci consente di intercettare sul territorio una serie di portatori di interessi, che hanno contatti in vari ambiti. Nel mondo della solidarietà, eroghiamo più della metà – quasi il 60% – dei nostri contributi; l’altro 40, invece, si divide tra cultura, borse di studio, sport e iniziative rivolte ai giovani. Nel 2023, abbiamo realizzato più di cento progetti, erogando oltre un milione di euro. Una presenza sul territorio resa possibile grazie anche a tutti gli stakeholder, capaci di creare un volano positivo".
Avete sostenuto anche chi è stato colpito dall’alluvione di maggio. Un evento catastrofico che ha messo in ginocchio centinaia di famiglie e aziende, dall’Appennino alla Bassa e che, purtroppo, ancora oggi presenta ancora tante questioni aperte...
"L’idea è nata da un aspetto legato alla necessità di contribuire e di sostenere la nostra comunità, dalla provincia alla regione, e nel giro di pochi giorni abbiamo stanziato un plafond da 50 milioni di euro a tasso zero fino a 60 mesi, quindi cinque anni: 100 mila ai privati e 500 mila come importo massimo alle imprese. Ne abbiamo erogati circa la metà nel giro dei primi mesi. Fare questa iniziativa a tasso zero, in un momento in cui i tassi di interesse erano alti, significa dare un contributo vero a famiglie e imprese danneggiate dal dissesto. Anche questo fa parte del fil rouge che è quello di aiutare il territorio in cui viviamo, con l’obiettivo di innescare un meccanismo di solidarietà circolare. Se funzionano bene le famiglie, funziona allo stesso modo il tessuto economico sociale della nostra provincia".
Che altro ruolo ricopre la Banca in un un momento in cui l’accesso al credito sembra piuttosto complesso e oneroso per l’aumento dei tassi d’interesse?
"Oltre al resto, abbiamo dato anche dei consigli buoni ai clienti, perché i nostri impieghi e le nostre erogazioni di finanziamenti, negli ultimi anni, vedono una concentrazione sul tasso fisso che rappresenta circa il 70% dei finanziamenti. Una percentuale alta rispetto alla media del settore, che dimostra che, nel momento in cui i tassi erano bassi, abbiamo dato consigli giusti, e il cliente ora ne è felice. In questo modo, abbiamo cercato di calmierare la forte inflazione che si è trasferita poi sui tassi di interesse".