Un documentario, anzi no, un’emozione fatta immagine, musica, racconto per regalare al mondo lo stesso sguardo stupito con cui i tecnici della Leonardo s.r.l. impegnati nel restauro della Cattedrale, hanno riportato alla luce lo splendore inatteso di un medioevo ferrarese fatto di forme umane, di animali, di volute e geometrie, un mondo che era rimasto “imprigionato” all’interno degli ori e delle figure con cui il Settecento lo aveva rivestito. Nasce così “Tesori nella pietra” per la potente regia di Massimo Manservigi, con musiche di Giorgio Zappaterra, ideato e sceneggiato dalla penna di chi sta scrivendo ora dalle colonne del Carlino Ferrara.
“In un tempo senza più il suo tempo”: ecco come ho definito l’atmosfera sospesa e a tratti irreale di un cantiere che, ritrovando le radici della fede, ha ripercorso le problematiche, la trasformazione per necessità statiche e per mutato gusto delle epoche, all’interno della Cattedrale ferita dal sisma. Una ferita “silenziosa”, ai più quasi impercettibile, e, proprio per questo ancora più subdola. La stessa che ha permesso un imponente lavoro di recupero dei pilastri portanti dell’edificio, lavoro che ha “sfogliato” tutte le epoche, grazie a tecniche di demolizione, ricostruzione e conservazione che meritavano questo racconto, nato come secondo capitolo di una serie di documentari che ha avuto inizio con “Appunti e visioni: per una città e la sua Cattedrale”. Sono stati quattro anni trascorsi accanto a coloro che hanno restituito a Ferrara la sua Cattedrale più sicura e più bella. Come in un diario, lassù tra le reti di contenimento dei soffitti, in equilibrio a oltre 9 metri di altezza con telecamere, luci e microfoni per indagare insieme a ingegneri, tecnici e operai, i capolavori che portano la firma della grande scultura padana del XIII secolo. Il brivido della scoperta dei capitelli, che emergevano integri uno alla volta sotto l’abile scalpello dei maestri restauratori, è stata l’emozione più incredibile che possa provare chi, come me, fa questo mestiere. Le nostre telecamere sono poi scese più giù, lungo la navata centrale, tra le tavole allineate che ospitavano le decorazioni settecentesche “strappate” dalle lesene e restaurate nelle sagome annerite e negli ori consumati. Riscritte anche le pagine del Settecento dei Legati Pontifici nelle nicchie dove i particolari perduti delle statue gigantesche, sono stati pazientemente ricostruiti. Ancora la calce, le malte, le “iniezioni” di materiali adatti a rinforzare e rendere al contempo elastico il nuovo assetto dei pilastri portanti: vita quotidiana all’interno della Cattedrale che rinasce. Lavoro, studio, passione, dedizione, fatica: negli sguardi, nella sicurezza delle mosse, nella volontà di non perdere nulla di quanto ritrovato, nella capacità di rendere di nuovo vivo e pieno di luce, un mondo di figure e colore altrimenti non più leggibile. “Tesori nella pietra” è anche questo, un racconto di uomini e donne: per tutti Stefano Zanella, Nicola Gambetti, Valeria Virgili, Michela Boni e Gianluca Muratore. Sono volti e parole di persone che hanno avuto la capacità e la bravura di restituire vita alla pietra attraverso un lavoro difficilissimo, lo stesso che per certi versi, ha reso questi anni di interventi sui pilastri portanti, un cantiere aperto trasformatosi nella perfetta riproposizione in chiave moderna, dell’antica “fabbrica del Duomo”. Una storia meravigliosa, volutamente restituita al pubblico in maniera semplice non per renderla banale, ma perchè diventi in maniera trasversale, davvero patrimonio di tutti.
(testo a cura
di Barbara Giordano)