JACOPO GOZZI
Cultura 

Cantina Roncaglia, vini nel dna di famiglia

Da un anno l’azienda ha avviato una produzione propria sulle orme del fondatore Onorio. Tre generazioni ispirano i Lambruschi

Da un anno l’azienda ha avviato una produzione propria sulle orme del fondatore Onorio. Tre generazioni ispirano i Lambruschi

Da un anno l’azienda ha avviato una produzione propria sulle orme del fondatore Onorio. Tre generazioni ispirano i Lambruschi

Lunedì sarà un giorno speciale per la Cantina Roncaglia, che festeggerà il primo anno di attività. Nata da un’idea di Onorio Roncaglia, produttore d’uva che per diversi decenni ha rifornito altre cantine, l’azienda ha deciso di mettersi in proprio e ha aperto ufficialmente i battenti il 16 settembre 2023, puntando su un fattore umano che racchiude tre generazioni: dal fondatore Onorio, al figlio Francesco, fino ai nipoti.

"Per oltre quarant’anni – racconta Francesco Roncaglia – mio padre ha prodotto uva rifornendo una serie di cantine del territorio. L’anno scorso, vista la crisi, era indeciso se rinunciare ai vigneti o provare a produrre il nostro vino: abbiamo optato per quest’ultima strada".

La scelta della famiglia Roncaglia è stata quella di puntare sulla qualità assoluta, costruendo una piccola cantina per produrre vini sia con il metodo ancestrale, che permette una rifermentazione spontanea in bottiglia grazie ai lieviti e agli zuccheri residui dell’uva, conferendo aromi complessi e una spuma naturale, sia con il metodo classico, che prevede una doppia fermentazione, prima in vasca e poi in bottiglia con l’aggiunta di lieviti, dando vita a un vino frizzante, con bollicine fini e persistenti.

"Prima di intraprendere questa strada – spiega Roncaglia – abbiamo consultato un enologo e abbiamo compiuto diversi studi. I vigneti che coltiviamo seguono il metodo biologico; infatti, in tutta la sua vita, mio padre non ha mai utilizzato diserbanti e ha sempre rispettato profondamente la campagna, mantenendo una linea coerente. Laddove vi fossero problemi, Onorio ha sempre preferito espiantare e ripiantare le viti, per quanto questa scelta sia più onerosa e faticosa. Attualmente, non siamo certificati bio, ma è un riconoscimento che ci interessa relativamente, perché siamo consapevoli del nostro approccio, dei nostri valori e della qualità del nostro metodo".

Il fatto che l’azienda nasca dalla lunga storia di una famiglia coesa, legata profondamente a una terra e le sue ricchezze, si evince anche dal nome delle bottiglie. "Abbiamo deciso di dedicare alla famiglia – prosegue Roncaglia – anche i nomi dei nostri vini: i tre nonni, Pietro, padre di mio padre e Flaminio, padre di mia madre e Achille, padre di mia moglie, hanno ispirato rispettivamente due lambruschi Salamino e un Sorbara. La cosa più bella di questo progetto è che, sebbene sia inizialmente nato da mio padre e me, ha coinvolto e appassionato rapidamente anche il resto della famiglia".

Attualmente, chi vuole può visitare la cantina, anche se i lavori di ampliamento e ristrutturazione sono ancora in corso. "La cantina – sottolinea Roncaglia – è interamente realizzata in materiali ecosostenibili ed è circondata da un grande parco, da filari di viti e dalla campagna: una volta completata, potrà diventare un luogo accogliente, dove organizzare eventi e degustazioni. Attualmente, la cantina è visitabile su appuntamento, anche se non è ancora finita; ci stiamo lavorando un passo alla volta. Per il futuro, oltre alle visite e agli eventi, anche il desiderio di raccontare la propria terra, magari coinvolgendo altre cantine che come noi realizzano prodotti di valore".

"Nel racconto della nostra cantina – conclude Roncaglia – i miei ricordi sul vino sono tutti legati agli uomini che ho vissuto, mentre la tradizione è profondamente intrecciata ai ricordi delle donne della mia famiglia: la cucina, le abitudini, i legami, la convivialità… Sono questi i ricordi che vogliamo pian piano raccontare, per tenere viva la memoria di una tradizione di famiglia".