Iconico. Come lo descrivi un tecnico così, al netto del fatto che una B l’ha già vinta a Frosinone e il Sassuolo gli ha chiesto di rivincerla qua? Iconico, perché se oggi Fabio Grosso, natali romani, classe 1977, è l’allenatore del Sassuolo ma è anche e resta quello che, battendo un rigore ha regalato all’Italia un mondiale. Per i boomer c’è Italia-Germania 4-3, nel 1970 in Messico, per la generazione X c’è l’urlo di Tardelli al Bernabeu, nel luglio del 1982, ma per i ‘millennials’ c’è la sua corsa che spinge via la Francia e consegna all’Italia il suo quarto titolo mondiale. Ok, abbiamo esagerato, lo ammettiamo, ma Grosso è iconico anche in un’altra immagine, datata ottobre 2023. È l’allenatore dell’Olympique Lione che va a giocare a Marsiglia: gli ultrà di casa assaltano il pullman degli ospiti e Grosso finisce in ospedale, vittima di una sassaiola. Il bello e il brutto del calcio, in due immagini: tanto basta a fare del neotecnico neroverde la già citata icona, senza che le due istantanee tolgano nulla a una carriera non male. Da giocatore – terzino sinistro, destro all’occorrenza – 540 presenze tra i pro e, oltre al trionfo mondiale, un campionato di B con il Palermo, un Intertoto con il Perugia, due scudetti – con Inter e Juventus – e una Supercoppa Italiana con i nerazzurri mentre in Francia, dove oltre ad allenare, Grosso a Lione ha anche giocato, ecco Scudetto, Coppa di Francia e Supercoppa. Appese le scarpe al chiodo, ricomincia dalle giovanili: vince un Viareggio con la Primavera della Juve e il già citato campionato di B con il Frosinone. Prima e dopo Bari, Verona, Brescia e Sion, in Svizzera, e dopo il ritorno – da tecnico – a Lione, il Sassuolo.
s.f.