Scamacca, Locatelli, Frattesi. Gli affari della ’gioielleria’

Senza il player-trading di questi anni la società in A non sarebbe stata sostenibile.

C’è anche una pagina Fb che ne magnifica le doti di ‘negoziatore’. Si chiama ‘Carnevali dice cose’ e mette alla berlina, a tratti in maniera gradevole, a tratti meno, il ruolo che il manager milanese si è ritagliato da quando è a Sassuolo. Un ‘Re Mida’ che ha fatto oro di molto di quello che ha toccato, acquistato a poco e rivenduto a moltissimo. Fin qua, per qualche battuta a vuoto (Babacar, strapagato, Tressoldi e Pinamonti, che non hanno ancora ripagato il Sassuolo di quanto investito) ce ne sono molte di più che hanno tenuto in ordine i conti del Sassuolo. Bottega cara, si è sempre detto dei neroverdi, e il ‘gioielliere’ Carnevali non ha mai smentito l’assunto, anzi: Scamacca (nella foto) – preso per 400mila euro, rivenduto a 40 milioni – e Sensi (preso a 5, ceduto a 5 volte tanto, come Frattesi) ma anche Locatelli (costò 12, è ripartito per 40) con i ‘colpi’ del dirigente neroverde ci si farebbe una pagina. Ci sono, infatti, anche Lirola e Duncan (alla Fiorentina per 30 milioni), o Sansone, ceduto al Villareal per 25 milioni (ne costò 6) e ancora Boga e Politano che hanno portato nelle casse neroverdi circa 50 milioni. Poi Raspadori, ‘monetizzato’ per circa 30 milioni.

Altro? Acerbi costò 2 milioni, ne ha fruttati 10, Traorè (10 di acquisto, 25 di cessione), Demiral che costò 9 e ripartì a 18. Poi Vrsaljko, Zaza, Pellegrini e Marlon, ceduti a fonte di oltre 50 milioni di introiti. La morale? La facciamo a beneficio delle anime belle che dicono che si è ceduto troppo: senza il player-trading di cui Carnevali ha fatto sistema il Sassuolo in A non sarebbe stato sostenibile, e la Mapei, per tenerlo in A, avrebbe dovuto spendere molto di più del tanto speso. E forse avrebbe anche ‘mollato’, che buttare soldi non piace a nessuno.

s.f.