
Il sovrintendente Macciardi illustra l’approccio innovativo: "Siamo un ente di produzione". La lirica tra i punti di forza, evento di grande rilievo in programma a Roma per il Giubileo.
Bologna è da sempre una delle principali capitali culturali italiane, con una tradizione secolare che spazia dalla musica al teatro, passando per l’opera lirica, e il Teatro Comunale, con la sua lunga e prestigiosa storia, ne è un punto di riferimento. Nella classifica del Sole24Ore sulla qualità della vita, Bologna si posiziona al tredicesimo posto per cultura e tempo libero. Nonostante un calo di quattro posizioni rispetto al 2023, la città mantiene risultati superiori alla media nazionale e – tra i sottoindicatori – Bologna eccelle per il numero medio di spettatori per spettacolo, collocandosi ottava con una media di 106 ingressi, mentre nell’offerta culturale, misurata in spettacoli ogni mille abitanti, registra un valore di 70,5 eventi, posizionandosi ventiseiesima. Dati come questi spingono a riflettere sul ruolo che l’opera lirica e il teatro Comunale possano giocare nella vita culturale della città, e a parlarne è il sovrintendente del Comunale, Fulvio Macciardi.
Macciardi, che ruolo ha Bologna nel mondo dell’opera lirica?
"La storia della lirica a Bologna è estremamente importante, grazie a una grande tradizione e al prestigio del Teatro Comunale, conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale. La sede storica, in questo momento oggetto di ristrutturazione, esercita un fascino straordinario: insieme al San Carlo di Napoli, è uno dei teatri più antichi, con condizioni acustiche eccellenti, che lo rendono un punto di riferimento per grandi artisti, cantanti e registi".
Un’eredità importante, come riuscite a preservarla e farla evolvere nel contesto culturale attuale?
"Il prestigio si costruisce nel tempo, grazie a una continuità che ha permesso di offrire alla città corpi artistici di eccellenza, come il nostro coro e la nostra orchestra, tra i migliori nel panorama nazionale. Lo dimostra il fatto che il Comunale sia spesso scelto per registrazioni di artisti di grande calibro, con trasmissioni radiofoniche e televisive, come la diretta Rai dell’inaugurazione della stagione. Pochi teatri in Italia hanno simili opportunità".
State puntando anche sulla produzione di spettacoli.
"Si, ci tengo a sottolineare che siamo un ente di produzione, mentre molte altre realtà teatrali si limitano a ospitare spettacoli. Questo approccio genera un indotto significativo, crea lavoro e contribuisce al miglioramento del Pil, ed è stato uno degli aspetti su cui ho deciso di investire sin dal mio ingresso come sovrintendente. È vero che ci sono investimenti e costi iniziali da sostenere, ma producendo spettacoli di alto livello si possono recuperare, poiché vengono riprodotti in altri teatri, affittati e noleggiati".
A fine 2023 la pratica del Canto Lirico in Italia è entrata ufficialmente nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco: secondo lei si sta facendo abbastanza per valorizzare questo riconoscimento?
"É un riconoscimento che affonda le radici nella nostra storia sociale e politica. La lirica ha avuto un ruolo cruciale nel plasmare la nostra identità nazionale, contribuendo a creare una lingua comune e un senso di appartenenza condiviso. Mentre la prosa continuava ad attingere ai dialetti locali, l’opera ha sempre adottato un linguaggio universale, unendo il nostro popolo in tutti gli aspetti culturali e storici. Come Anfols (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche, di cui Macciardi è presidente, ndr), ci impegniamo a coltivare e sviluppare con attenzione questo riconoscimento, consapevoli che sia fondamentale garantire un alto livello di curatela per mantenerlo vivo. Lo scorso anno abbiamo organizzato un evento di grande rilievo all’Arena di Verona, e quest’anno stiamo programmando di replicare a Roma in occasione del Giubileo".