
Il cavalier Orta: "Prestazioni ampie dall’oculistica alla riabilitazione fino alla psichiatria. Ma seguiamo valori comuni. Il Carlino? Lo distribuiamo ai nostri pazienti ricoverati".
Ventiquattro strutture, più di ottomila dipendenti, un fatturato di 411 milioni di euro: il consorzio Colibrì è una realtà unica sul territorio, al primo posto nel network per la salute in Emilia Romagna. Come Qn-il Resto del Carlino, che celebra i suoi 140 anni di storia, anche il Consorzio Colibrì vanta radici profonde e un forte legame con il territorio. A raccontarlo è l’amministratore delegato del consorzio, il cavaliere del lavoro Averardo Orta.
Cavalier Orta, il Consorzio ospedaliero Colibrì rappresenta un’eccellenza nel panorama sanitario italiano. Quali sono le sue peculiarità?
"Il Consorzio ospedaliero Colibrì offre una gamma di prestazioni sanitarie molto ampia, che va dalla chirurgia oculistica di alta complessità alla chirurgia ortopedica, dalla fecondazione medicalmente assistita alla riabilitazione, fino alla psichiatria, le attività ambulatoriali e le attività domiciliari (tra i nostri consorziati figura anche la Fondazione Ant, il più importante ospedale domiciliare oncologico d’Europa). Inoltre, ci occupiamo anche di servizi legati al benessere e al fitness, come il Villaggio della Salute Più. La nostra eterogeneità trova omogeneità nel rispetto di valori comuni, che ci guidano nel nostro operato quotidiano".
Così come il Carlino celebra i suoi 140 anni, anche la vostra realtà ha radici storiche molto profonde. Ce ne può parlare?
"Il Consorzio è nato nel 2009, ma la mia famiglia opera nel settore sanitario da oltre un secolo. Già nel 1903, il mio bisnonno, professore universitario e fondatore delle nostre imprese familiari, allestì una sala radiologica d’avanguardia a Villa Rosa. Oggi quella struttura non esiste più, perché il settore ospedaliero è in continua evoluzione, così come l’importante casa di salute policlinica, bombardata durante la guerra. Anche molte delle realtà del nostro Consorzio vantano una storia secolare: Casa Sant’Anna e Santa Caterina hanno celebrato 150 anni, Villa Baruzziana opera dal 1911 nella cura delle malattie neuropsichiatriche, e Villa Bellombra ha superato il secolo di attività. Questi non sono solo anniversari, ma il segno di un patrimonio di esperienza e valori consolidati nel tempo. Così come il Carlino ha saputo evolversi senza perdere la propria identità, anche noi adottiamo strumenti innovativi rimanendo fedeli ai principi che il mio bisnonno ci ha lasciato in eredità".
Che importanza ha per voi il rapporto con la stampa e, in particolare, con ’il Resto del Carlino’?
"Da diversi anni abbiamo attivato una collaborazione che prevede l’acquisto di copie cartacee del quotidiano da distribuire ai nostri pazienti, un servizio molto apprezzato, poiché offre ai ricoverati un momento di informazione durante la degenza. Oltre a questo, il Carlino è per noi un canale prezioso per comunicare le novità che riguardano il Consorzio, come l’ottenimento di certificazioni o l’acquisto di nuove attrezzature all’avanguardia. In un’epoca dominata dai social media e dalla disinformazione, affidarsi a una testata storica e autorevole è fondamentale per garantire la diffusione di informazioni corrette e verificate".
Recentemente avete ottenuto la certificazione di eccellenza da ’Accreditation Canada’. Cosa significa questo riconoscimento per voi?
"Sì, ed è un risultato di cui siamo molto orgogliosi: abbiamo ottenuto il livello Diamante, il massimo previsto dagli standard ’Accreditation Canada’, in un confronto con le migliori strutture sanitarie a livello mondiale. Abbiamo lavorato per tre anni per prepararci alla visita di valutazione degli ispettori canadesi, e il fatto di essere stati riconosciuti come una realtà in grado di competere con le migliori strutture al mondo è per noi motivo di grande soddisfazione. Abbiamo già rinnovato il contratto per i prossimi tre anni e continueremo a migliorarci per mantenere questo standard".
Siete il primo consorzio ospedaliero del territorio metropolitano bolognese ad aver ottenuto la certificazione per la parità di genere. Quali sono le vostre politiche in questo ambito?
"Il lavoro sanitario è fatto di persone: medici, infermieri, fisioterapisti, logopedisti, psicologi e tanti altri professionisti. Tecnologia e farmaci sono strumenti fondamentali, ma senza il fattore umano nulla sarebbe possibile. Per questo valorizziamo il nostro capitale umano in ogni modo possibile, garantendo un ambiente inclusivo e privo di discriminazioni. Abbiamo deciso di sottoporci alla certificazione di parità di genere per verificare se le nostre politiche fossero effettivamente inclusive. L’ente certificatore TÜV ha condotto interviste ai nostri operatori, confermando che rispettiamo pienamente i criteri richiesti. Stiamo anche lavorando per ottenere la certificazione Esg, che sarà un punto di arrivo importante".