
Un momento storico nella storia d'Europa: la caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, simbolo della Guerra Fredda e della divisione della Germania e dell'Europa nei due blocchi contrapposti
Può la Storia svoltare grazie a una sola, semplice domanda? La vicenda del Muro di Berlino, o per meglio dire del suo crollo, racconta di sì. Fu infatti una semplice precisazione chiesta dal corrispondente dell’Ansa a Berlino Est, Riccardo Ehrman, al portavoce del governo dell’allora Ddr, Günter Schabowski, a decretare, nel novembre 1989, la fine dell’odiosa barriera eretta per separare una città, Berlino, e due mondi, quello occidentale e quello orientale. Uno squarcio nel cuore dell’Europa che già traballava da mesi, ma che solo il 9 novembre di quell’anno fu definitivamente consegnato agli archivi della storia. Mentre infatti Schabowski spiegava che ai tedeschi dell’Est sarebbe stata concessa la possibilità di andare nei Paesi dell’Ovest e di tornare indietro in totale libertà, Ehrman chiese: “La norma vale anche per i berlinesi dell’Est?”. Colto alla sprovvista, Schabowski controllò nervosamente i foglietti che aveva in mano, pronunciando poi un fatidico ‘sì’. Tempo un paio d’ore e i berlinesi dell’Est si precipitarono in massa ai varchi del muro per riabbracciare, dopo 28 lunghi anni, amici e parenti dell’Ovest. Le guardie di frontiera, all’oscuro di tutto, non opposero resistenza alcuna né pensarono di usare la forza per bloccare quel flusso di coscienze e di corpi che passava da un confine all’altro e brindava a cavalcioni sul Muro. La Storia aveva imboccato una nuova direzione e non c’era alcuna forza, né alcun ottuso governo, in grado di fermarla. Nel giro di pochi mesi il Muro iniziò a essere abbattuto, e in meno di un anno la Germania tornò a essere una Nazione unita.