
Benito Mussolini
La Seconda guerra mondiale (1939-1945) fu il conflitto più devastante della storia. Le cause vanno ricercate, almeno in parte, nel trattato di Versailles che concluse la Grande Guerra, e nella successiva ascesa di regimi totalitari. L’invasione della Polonia da parte della Germania, il 1° settembre 1939, portò allo scoppio della guerra. L’Italia di Mussolini entrò nel conflitto il 10 giugno 1940 a fianco dell’Asse. Ma è l’11 dicembre 1941 quando il Duce, dal balcone di piazza Venezia, annuncia a un’immensa folla l’ennesima sciagurata impresa: la dichiarazione di guerra con la più grande potenza industriale al mondo, gli Stati Uniti. La catastrofe è sempre più vicina, e il popolo italiano è trascinato nel conflitto tra propaganda, privazioni e bombardamenti alleati sulle città. Dopo le prime disfatte in Grecia e in Africa, la guerra, infatti, diviene sempre più impopolare. Nel luglio 1943, lo sbarco degli Alleati in Sicilia porta alla caduta di Mussolini, arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele III.
L’8 settembre 1943 l’Italia firma l’armistizio con gli Alleati, ma il Paese si divide: a sud il Regno del Sud sotto il controllo alleato, a nord la Repubblica Sociale Italiana (Rsi), un regime fascista sostenuto dai nazisti. Seguì una brutale guerra civile tra fascisti e partigiani, che culmina con la Liberazione della penisola, il 25 aprile 1945, e la fucilazione di Mussolini il 28 aprile. Le conseguenze per l’Italia furono pesanti: il paese uscì devastato, perse le colonie, e il trauma resterà indelebile. Almeno, da queste ceneri, nel 1946, nascerà la Repubblica italiana.