ELIA BIAVARDI
Salute

Perché tanti medici di base sono ‘bruciati’? “Crollano e fuggono”

Lo sfogo di Euro Grassi (Fimmg): “I giovani finiscono subito in ‘burnout’ perché è un mondo troppo complesso”. La via d’uscita. “Basterebbero tre mesi attorno a un tavolo per trovare soluzioni. E risorse date correttamente”

Medici di base, una carenza ormai strutturale. Nel riquadro: Euro Grassi, segretario provinciale della Fimmg reggiana

Medici di base, una carenza ormai strutturale. Nel riquadro: Euro Grassi, segretario provinciale della Fimmg reggiana

Reggio Emilia, 14 aprile 2025 – “I medici di medicina generale sono tutti bruciati”. Il messaggio di Euro Grassi, segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia), non lascia spazio a molte interpretazioni.

La sua è una denuncia lucida e concreta: a pesare sul sistema di medicina generale non sono solo i numeri degli assistiti, ma soprattutto l’assenza di formazione e strumenti adeguati per chi inizia questo mestiere.

“Il problema – spiega Grassi – riguarda soprattutto i giovani, che si trovano catapultati in un mondo troppo complesso. Non riescono subito a gestire sia gli ambulatori che le visite domiciliari, perché nessuno li ha mai preparati a farlo”. Il risultato? Burnout precoce, fughe verso altri settori della sanità, e un impatto pesante sulla qualità del servizio offerto ai cittadini.

Grassi racconta di ricevere spesso messaggi da colleghi alle prese con giornate lavorative interminabili. “Un medico mi ha scritto alle 23,45. Era in ambulatorio dalle 8,30 del mattino ed era riuscito a visitare solo sei pazienti. Il resto del tempo lo aveva passato a rispondere a messaggi e mail dei pazienti”.

Secondo il segretario Fimmg, la continua connessione e la pressione dell’utenza tolgono tempo prezioso alle visite, con una conseguenza diretta: “Aumentano esami e accertamenti, spesso inutili, che appesantiscono ancora di più il sistema”. E ancora: “Ogni medico non ha solo l’ambulatorio, ma anche il back office e il domicilio, dove spesso si trovano pazienti gravi, allettati. Il carico è insostenibile”. A farne le spese, in particolare, le nuove generazioni e le donne: “Oggi circa il 65% dei nuovi medici sono donne, molte con figli piccoli. Hanno 1.500 assistiti e nessuno spazio per la vita privata”.

Un problema, quello della conciliazione tra vita privata e lavoro per le donne, che si ripresenta chiaramente anche in questo settore.

Tornando al problema, secondo Grassi però una via d’uscita esiste, purché ci sia la volontà di affrontare il problema a monte: “Basterebbero tre mesi attorno a un tavolo per trovare soluzioni. Bisogna allocare le risorse in modo corretto e dare finalmente ai medici gli strumenti diagnostici di cui hanno bisogno, altro grave problema della categoria”.

Molti giovani, data la mole di lavoro, chiedono un infermiere già nei primi giorni di lavoro: “Non ce la fanno, il giorno dopo hanno già l’assalto. Dopo un po’ alcuni scoppiano e fuggono verso la specialistica ospedaliera, illudendosi di trovare meno stress e stipendi migliori. Ma anche lì la situazione non è semplice. Capisco la scelta, soprattutto da parte delle donne: in ospedale gli orari sono un po’ più umani. Ma non si risolve nulla se non si parte dalla base – conclude Euro Grassi –: serve formazione. Non possiamo permettere che ogni nuova generazione debba sprecare anni per imparare da sola come si fa questo lavoro”.