ANDREA MASSARO
Salute

Operata al cuore da neonata, oggi è una campionessa olimpica

Il chirurgo Pozzi la incontra in tv: l’ex direttore della cardiochirurgia pediatrica di Torrette invitato da Espn a partecipare a uno show alla presenza di Stephanie: aveva 18 giorni quando il dottore la curò per una cardiopatia complessa

Il dottor Marco Pozzi a sinistra con la squadra di Stephanie, la ragazza che venne operata al cuore per una cardiopatia a soli 18 giorni

Il dottor Marco Pozzi a sinistra con la squadra di Stephanie, la ragazza che venne operata al cuore per una cardiopatia a soli 18 giorni

Ancona, 16 marzo 2025 – Il chirurgo e la bambina. Storia di una vita che continua, si sviluppa, si fortifica e rinasce, fino a farla diventare un’atleta capace di strabiliare. Storia di cui è artefice, testimone e narratore il chirurgo Marco Pozzi, per anni a capo della cardiochirurgia pediatrica all’ospedale di Torrette. Un reparto d’eccellenza assoluta, attualmente guidato con ottimi risultati dal dottor Sergio Filippelli.

Pozzi 28 anni fa operò a Liverpool, città in cui ha prestato servizio con grandi risultati, una bimba di 18 giorni con una cardiopatia complessa. Ora quella bambina ha 28 anni ed è diventata una sportiva di successo.

“Qualche giorno fa – scrive Pozzi in una missiva inviata a un amico comune per ricordare la scomparsa di Milena Fiore, madre delle Patronesse del Salesi a cui la cardiochirurgia pediatrica deve tantissimo – sono stato contattato dalla televisione americana Espon che si occupa esclusivamente di sport. Sono stati loro ad informarmi che quella bimba di 18 giorni, ora ha 28 anni e partecipa alle olimpiadi speciali come pattinatrice avendo già vinto una medaglia di bronzo alle scorse olimpiadi gareggiando per la Gran Bretagna”.

Questa ragazza è stata intervistata più volte in occasione delle olimpiadi invernali di Torino. In ogni occasione ha ringraziato di essere in Italia “patria del chirurgo che mi ha salvato la vita e che la mia famiglia ricorderà per sempre”.

Espn ha così deciso di farle una grande sorpresa: farle incontrare l’uomo che le salvò la vita, ovvero il dottor Marco Pozzi. “Mi hanno scovato – racconta il chirurgo – e mi hanno invitato ad andare a Torino in occasione delle prove di Stephanie. Lì ho scoperto il mondo delle Olimpiadi speciali che mi ha profondamente colpito. Da qualche anno mi sto interessando di disabilità e di quello che si può fare con queste persone (in particolare sto seguendo un progetto teatrale a Jesi che da 14 anni lavora con persone disabili). Lo spirito di queste olimpiadi non è tanto cosa ci possono dare questi atleti in termini di risultati ma, cosa possiamo fare noi per queste persone disabili per far loro vivere lo sport al meglio. Questo spirito l’ho visto declinato in tutto quello che coloro che lavorano in questo mondo fanno sia durante le competizioni che fuori dalle competizioni”. Anche la BBC ha mandato un inviato giusto per coprire la storia di Stephanie, ma Espn ha raccontato tutta la competizione.

“Penso che queste olimpiadi e soprattutto il concetto di inclusione di persone con disabilità intellettiva nello sport vada fatto conoscere perché potrebbero beneficiare tante persone, anche coloro che lavorano con i disabili” Per la cronaca: Stephanie ha vinto una medaglia d’argento ed una di bronzo. La sua storia continua a stupire. Merito anche del dottor Marco Pozzi.