
È la scoperta dall’equipe di ricerca del professor Koch dell’Università di Ferrara: "Così possiamo preservare più a lungo le funzioni cognitive dei pazienti"
Ferrara, 8 aprile 2025 - La stimolazione magnetica transcranica – terapia basata su impulsi elettrici impercettibili per il paziente, opportunamente focalizzati su una precisa area del cervello – è in grado di dimezzare la progressione dell’Alzheimer dopo 52 settimane di trattamento, con miglioramenti evidenti sulle funzioni cognitive, l’autonomia della vita quotidiana e i disturbi comportamentali. È il risultato dello studio pubblicato sulla rivista Alzheimer’s Research & Therapy dall’equipe di ricerca del Professor Giacomo Koch del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università di Ferrara, vice direttore scientifico dell’Ospedale di neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma.
“Da tempo siamo all’avanguardia a livello internazionale nello sviluppo di terapie basate sulla TMS per il trattamento della malattia di Alzheimer”, commenta il Professor Koch. “Con questo lavoro, il primo al mondo ad analizzare un periodo di trattamento così lungo, non solo confermiamo i risultati già ottenuti precedentemente in un periodo di sei mesi, ma dimostriamo che le funzioni cognitive e l’autonomia funzionale dei pazienti possono essere preservati più a lungo, con un forte impatto sulla qualità della vita del paziente e dei familiari”. Secondo Marco Bozzali, Professore di Neurologia dell’Università di Torino, co-autore dello studio e presidente della SINdem, Associazione autonoma aderente alla SIN per le demenze, “questi risultati aprono nuove prospettive per lo sviluppo di terapie non farmacologiche personalizzate e, in vista dell’introduzione dei nuovi farmaci attualmente in corso di sperimentazione, per terapie complementari efficaci e prive di controindicazioni. Saranno pertanto necessari ulteriori studi multicentrici di Fase 2/3 per confermare la validità clinica di questo nuovo approccio terapeutico e per definire meglio i suoi meccanismi d’azione”.
La stimolazione magnetica transcranica (TMS) è una terapia non invasiva, indolore e senza importanti effetti collaterali. Si basa sull’utilizzo di impulsi magnetici molto brevi e intensi che riescono a stimolare una debole risposta elettrica nell’area bersaglio. Questi impulsi elettrici, impercettibili per il paziente, attivano i neuroni andando a produrre l’effetto desiderato.
In questo studio, la stimolazione ha avuto come bersaglio il precuneo, area del cervello già individuata in precedenti studi del Professor Koch come strategica per la stimolazione dei pazienti con malattia di Alzheimer.
“Il trattamento si è svolto in due fasi: un primo ciclo intensivo prevedeva delle applicazioni quotidiane per due settimane, successivamente, in una fase di mantenimento, la TMS era applicata una volta a settimana per 50 settimane. La personalizzazione del trattamento è stata possibile grazie all’utilizzo di avanzate metodiche neurofisiologiche quali la TMS in combinazione con elettroencefalografia (TMS-EEG) che hanno permesso di definire a livello di ogni paziente il punto e l’intensità ottimale di stimolazione integrando le informazioni ottenute con la risonanza magnetica del paziente”.