Rovigo, 1 febbraio 2018 - La fortuna fa tappa a Rovigo grazie al SuperEnalotto: con una schedina da pochi euro, sfiorato il Jackpot, ma grazie a un 5 sono stati vinti 45mila euro.
La giocata è stata convalidata nella Tabaccheria Gabban, in via Antonio Gramsci. Il Jackpot, nel frattempo, ha raggiunto gli i 93 milioni di euro, il premio è all’ottavo posto nelle vincite più alte della storia del gioco. In Veneto sono stati centrati i due Jackpot del 2017: 94 milioni a Mestrino (Padova) il 25 febbraio e 77,7 milioni a Caorle (Venezia) l’1 agosto scorso.
Supera il miliardo la spesa per i giochi in Veneto nel primo semestre 2017. Come risulta ad Agipronews su una elaborazione dei dati diffusi dai Monopoli di Stato, il 95% degli 1,063 miliardi totali arriva da apparecchi e lotto: slot e videolotteries hanno totalizzati 489,1 milioni, per il lotto - in assoluto il gioco più popolare nella regione - si arriva a 562,2 milioni. Lotterie e gratta e vinci sono terzi nelle preferenze dei veneti, a 90,5 milioni, mentre è molto più bassa la spesa per le scommesse sportive (11,6 milioni), per il bingo (10,6 milioni), e per le scommesse ippiche (2,9 milioni).
Particolare, invece, il caso del SuperEnalotto: grazie al “6” centrato a Mestrino a febbraio 2017 (93,7 i milioni vinti), il saldo per i giocatori risulta in attivo di circa 68 milioni. Grazie al Jackpot in provincia di Padova le vincite hanno dunque superato la spesa, pari a circa 25,7 milioni.
Il miracolo della crisi fa felici le casse delle Stato, ma manda sul lastrico gli italiani. In otto anni, infatti, l’unica cosa ad esser più che raddoppiata è la spesa per il gioco d’azzardo (quello legale): dai 48 miliardi del 2008 ai 95 dello scorso anno. Non male per un Paese messo in ginocchio dalla recessione; che per la prima volta dal 1959 è tornato in deflazione e che – di fatto – ha smesso di consumare. Tanto per fare un paragone, l’intero comparto del gioco rappresenta ormai la seconda industria del Paese: alle spalle di Exor (ormai migrata in Olanda) e davanti a Enel, ferma a poco meno di 74 miliardi di euro di fatturato.
A livello pubblico, poi, il paragone diventa impietoso: a fronte dei 95 miliardi spesi nel gioco, lo Stato investe appena 60 miliardi di euro l’anno per l’istruzione. Un dato che tra il 2008 e il 2013 è calato del 14%. Insomma l’Italia è un Paese che fatica a rialzare la testa anche perché gli italiani fanno di tutto per complicarsi la vita.