Gli effetti della pandemia sul piano economico-sociale sono quanto mai tangibili. Il 2021 si è aperto con un boom di richieste del reddito di cittadinanza. E’ quanto emerge dai dati raccolti dall’Inps a proposito della richiesta di ammortizzatori sociali a causa del Covid. Invece per le ore autorizzate di cassa integrazione nel bimestre gennaio-febbraio di quest’anno risulta un trend in diminuzione rispetto agli ultimi mesi del 2020. "Per il Polesine la media di nuove domande di autorizzazione, tra cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione in deroga e fondo integrazione salariale (Fis), è di 200 a settimana – spiega la direttrice provinciale dell’Inps Roberta Carone –. Confrontando il numero di ore di cassa integrazione autorizzate nei mesi di gennaio-febbraio 2021 con il medesimo periodo dei due anni precedenti è ben visibile l’impatto delle restrizioni per far fronte alla pandemia sulle attività". Il totale delle ore autorizzate a operai e impiegati tra gennaio e febbraio 2021, infatti, si aggira intorno alle 364 500, contro le 165mila del 2020 e le 39mila del 2019, quando l’epidemia non si era ancora diffusa. "Tuttavia, anche se è presto per tirare le somme poiché mancano i dati di marzo, durante il quale il Veneto è entrato in
zona rossa, facendo una proiezione sembrerebbe si stia verificando un trend in diminuzione delle ore di cassa integrazione – fa rilevare Carone –. Il raffronto è tra il bimestre novembre-dicembre 2020 e il bimestre gennaio-febbraio 2021, che in termini di restrizioni e provvedimenti sono piuttosto comparabili. Se si considerano le ore totali autorizzate agli operai, il numero è di 224mila nei primi due mesi di quest’anno, contro le 804mila degli ultimi due mesi del 2020. Medesimo calo anche per le ore autorizzate agli impiegati, circa 140mila contro le 311mila di novembre e dicembre 2020". Da inizio pandemia, le aziende del Polesine che hanno richiesto il fondo d’integrazione salariale, volto a fornire sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa, sono 435. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, i dati relativi al 2021 registrano un’elevata richiesta, considerando che fanno riferimento a soli 3 mesi. "Nel corso di tutto il 2020 i nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza nel Polesine sono stati 2724. Nei primi mesi di quest’anno sono già 2152. Sicuramente molti di questi sono il prolungamento del beneficio conseguito nel 2020, ma potrebbero esserci ulteriori nuove richieste. Questo dato – osserva la direttrice provinciale dell’Inps – è senza dubbio indicativo di una sofferenza a livello economico di numerose famiglie. C’è da tener presente poi che il reddito comprenderebbe anche un percorso di inserimento lavorativo, che però risulta alquanto difficoltoso in tempo di pandemia". Come testimoniano queste cifre, continua l’intensa attività dei dipendenti Inps di Rovigo ed Agenzie di Adria e Badia Polesine per far fronte alle richieste di servizi a sostegno di lavoratori e famiglie. "Preoccupa però il numero delle uscite per pensionamenti – dichiara Carone –. Considerando solo il 2020 ed il primo semestre del 2021 la sede Inps di Rovigo perde il 12% del personale, oltre a registrare un’età media di più di 58 anni. È indispensabile garantire un tempestivo ricambio generazionale alla struttura Inps polesana, per continuare a fornire ai cittadini i servizi di cui necessitano".
Eva Zandonà