Rovigo, 6 maggio 2023 – Maria Vittoria Legnardi, di Rovigo, dottoranda di fisica e astronomia dell'Università di Padova, al centro delle notizie di questi giorni: la giovane, infatti, si è resa protagonista di uno studio che ha permesso di scoprire una nuova equazione che riesce a spiegare come le nubi interstellari modificano la luminosità e il colore dei corpi celesti.
Maria Vittoria Legnardi, 25 anni, dopo il liceo scientifico ha deciso di iscriversi al corso di laurea triennale in Astronomia all’Università di Padova. La giovane si è racconta dall’attualità del momento e fino a come è nata la passione per l’astrofisica.
Come si sente dopo uno studio così importante?
“Sono contenta e allo stesso tempo sollevata che siamo riusciti a pubblicare questa nuova ricerca, che è il risultato di più di un anno di incessante lavoro. Quando ero una studentessa sognavo di pubblicare articoli nelle riviste scientifiche più importanti del mio settore e guardavo con ammirazione i ricercatori che riuscivano a farlo. Faccio ancora fatica a credere di essere riuscita a pubblicare i risultati delle due principali ricerche a cui ho avuto la possibilità di lavorare in questi due anni di dottorato. Vedere i propri sforzi finalmente ripagati è sempre una grande soddisfazione”.
La passione e studio per l’astrofisica quando è nata?
“La mia passione per l’astrofisica è nata in quarta superiore. Sono una grande appassionata di cinema e fantascienza, perciò quando è uscito Interstellar sono subito andata a vederlo. Fino a quel momento non avevo mai pensato all’astrofisica per il mio futuro, ma il film mi ha avvicinato a questo meraviglioso mondo. Ho cominciato a informarmi frequentando qualche corso pomeridiano a scuola e alla fine, una volta diplomata, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di astronomia a Padova”.
Quali sono i suoi obiettivi ed ambizioni professionali?
“Attualmente sto finendo il mio secondo anno di dottorato a Padova. Una volta finito (mi rimane l’ultimo anno), mi piacerebbe avere la possibilità di poter proseguire i miei studi, magari trascorrendo qualche anno all’estero”.
Quanto è importante la scoperta della nuova equazione?
“Prima di raggiungere la lente del telescopio, la luce degli oggetti che vediamo in cielo deve attraversare lo spazio interstellare, che non è affatto vuoto perché permeato da una miriade di particelle che danno origine a nubi oscure e informi. Sebbene intangibile, la materia interstellare interagisce con la luce emessa dai corpi celesti e ne cambia drammaticamente le proprietà rendendoli meno luminosi e alterandone i colori. Riuscire a ricostruire in dettaglio la forma di queste nuvole ci permette di determinare con la massima precisione le proprietà degli oggetti che stiamo studiando, che siano un pianeta, una stella oppure una galassia. In particolare, quello che abbiamo trovato è che l’equazione che regola questo fenomeno non è uguale in tutta la Via Lattea ma varia in base alla zona che stiamo osservando. Pertanto è possibile che alcune nozioni sull’Universo locale e a larga scala debbano essere riviste alla luce di questo studio.
La collaborazione con l'astronoma Sohee Jang, dell'Università di Seoul come è nata?
“Quando ho iniziato a lavorare alla mia tesi magistrale sono entrata a far parte del gruppo di ricerca supervisionato dal professor Antonino Milone. Sohee ha lavorato per due anni con noi a Padova, durante i quali ho avuto la possibilità di collaborare insieme a lei e a tutti i membri del gruppo per portare a termine questo lavoro. La cosa bella del gruppo di cui faccio parte è il continuo scambio di idee e l’aiuto reciproco per le diverse ricerche che ognuno di noi svolge all’interno del team”.