TOMMASO MORETTO
Cronaca

Neonato abbandonato a Rosolina. L'infermiera che lo ha salvato. "Vorrei adottare Giorgio"

La proposta: "Ha aperto gli occhi ed è stato meraviglioso"

SORRISI Giorgia Cavallaro, infermiera di 35 anni, durante il salvataggio del neonato abbandonato: «Gli ho fatto una carezza, cercava il mio dito come per dirmi che aveva fame, ho cercato di trasmettergli il mio calore»

Rovigo, 27 aprile 2019 - Giorgia, cos’ha provato mercoledì?

«Una sensazione terribile quando alla prima telefonata sembrava fosse morto. Poi ci hanno detto che era vivo. Marco, l’autista, ha veramente volato e quando ho preso in braccio il neonato aveva i piedini e le mani fredde».

Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato?

«Sì, era stato partorito da pochissimo, sotto le indicazioni della dottoressa ho tagliato il cordone».

E poi siete partiti verso l’ospedale di Adria.

«L’abbiamo caricato sull’ambulanza, quando ha sentito le sirene ha aperto gli occhi, secondo me lì ha capito che era salvo. Ed era tra le mie braccia. È stato un momento meraviglioso. Gli ho fatto una carezza, cercava il mio dito come per dirmi che aveva fame, ho cercato di trasmettergli il mio calore».

La dottoressa Tarabini, che era con lei sull’ambulanza, ha detto che una telefonata come quella che avete ricevuto era sempre stata il suo incubo.

«Anche il mio. Non mi era mai capitata una cosa del genere. Già quando interveniamo, per qualsiasi ragione, e di mezzo c’è un bambino, l’attenzione è massima e la tensione anche. Ma una cosa come mercoledì è veramente al di là dell’immaginabile».

A distanza di qualche giorno cosa sente?

«Che lo adotterei, penso che chiunque abbia un po’ di umanità lo farebbe. Ma so che non si può. Ci sono famiglie in attesa da tanto tempo. Magari la legge lo permettesse. Spero solamente che i suoi futuri genitori lo ameranno come merita».

Si è messa nei panni della mamma biologica?

«Ho pensato a tante cose, sicuramente sarà una signora o una ragazza che ha bisogno. Non riesco però a dami pace se penso che siamo nel 2019, mi domando come sia possibile che la gente non sappia che c’è il modo di partorire in ospedale senza riconoscere il proprio figlio».

Vorrebbe conoscere la madre di Giorgio?

«Credo che se avesse voluto si sarebbe già fatta viva. Sono convinta che non lo farà mai. Non ci tengo particolarmente a conoscerla».

Il suo compagno cosa le dice?

«A casa il discorso cade sempre lì, ci domandiamo come stia il bambino, dove andrà, ci diciamo che sarebbe bello rivederlo. I discorsi sono sempre gli stessi».

Ora Giorgio è in pediatria a Rovigo. È già andata a trovarlo?

«No. Ma se me lo consentiranno ci andrò senz’altro. Non vedo l’ora».

Colleghi e superiori cosa le dicono?

«Di complimenti ne sono arrivati tanti, hanno saputo tutti quanto mi abbia emozionato quello che mi è successo quindi ho ricevuto sia parole di conforto sia attestati di stima. Sono giorni che non dimenticherò facilmente».

E fuori dall’ambiente di lavoro?

«Mi contatta moltissima gente, c’è una gran voglia di fare solidarietà, chi si offre di portare del latte, chi dei vestiti. Giorgio avrebbe la fila di persone che vorrebbero adottarlo, sappiamo che a decidere sarà il tribunale ma è bello vedere che c’è tanta gente che ha un cuore grande».