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Rovigo, poliziotto sotto indagine. Selvaggia Lucarelli: "Vergogna per la divisa"

Tutta l'indignazione dell'opinionista e blogger, che pubblicò i post di Maistro, che diceva "la 15enne stuprata se l'è cercata"

Selvaggia Lucarelli (Lapresse)

Rovigo, 1 settembre 2018 - "Ma i suoi colleghi di commissariato la sua pagina fb non l’avevano mai vista? Perché al di là della sua visione del mondo che è deprimente, ci sono frasi diffamatorie e, soprattutto, passa l’idea che se vai a denunciare uno stupro da lui ti riterrà una mitomane o una drogata. Ora sta togliendo tutto, ma direi che è un po’ tardi".

Sono le parole che ha scritto giovedì mattina sul proprio profilo Facebook l’opinionista tv e blogger Selvaggia Lucarelli che ha pubblicato i commenti che lei avrebbe trovato su di un profilo che è non più reperibile attribuito a Mauro Maistro, poliziotto del commissariato di Adria. Ieri il portavoce della questura ha fatto sapere che sono in atto verifiche per accertare se chi ha pubblicato quei post è realmente il poliziotto in questione. In caso positivo verranno valutate le sue responsabilità.

Ogni sviluppo della vicenda deve passare prima dal colloquio tra l’agente e il questore Fabio Cilona, che non sarebbe ancora avvenuto. Sul profilo incriminato, secondo quanto riporta Lucarelli, si legge per esempio un commento alla notizia che parla di due poliziotti indagati per lo stupro di una ragazza tedesca a Rimini è: "Questa mi sembra una cazzata, come quella di Jesolo, ormai prima di trombare una è meglio che vi trovate un avvocato per sicurezza, troppe donne che prima si mettono in situazioni strane e poi fanno le vittime".

Non manca infatti quello alla notizia della 15enne stuprata a Jesolo per la quale era stato arrestato un senegalese. Eccolo qui: "Queste ragazzine pensano di rimediare una canna facendo servizietti veloci agli spacciatori poi trovano quello che invece vuole il servizio completo e allora piangono perché la stuprano, storia vecchia come il mondo".

C’è anche l’opinione sul film 'Sulla mia pelle' sulla morte di Stefano Cucchi, 22 ottobre 2009, fermato dalle forze dell’ordine perché in possesso di droga e morto mentre era in custodia. "Ci fanno i soldi sorella e parenti, avvocato e regista, la celebrazione di una persona che non valeva poco da vivo e che da morto è diventato un affarone".