Rovigo, 22 febbraio 2023 - Si tratta di quanto è emerso a conclusione di un’indagine complessa, durata diversi mesi, portata a termine dai finanzieri del Comando Provinciale di Rovigo, che si è conclusa con la denuncia del rappresentante legale di un’azienda operante nel Polesine per frode. Gli accertamenti hanno avuto inizio a seguito dell’esame di alcune banche dati utilizzate dalla Guardia di Finanza, dalle quali era emerso il sospetto di irregolarità nell’importazione di mascherine chirurgiche da parte di un’azienda. Dalla documentazione acquisita, infatti, è stato possibile rilevare che erano state importate quasi 200mila mascherine chirurgiche e dispositivi medici secondo una procedura irregolare. I fatti si sono svolti in periodo di piena emergenza Covid 19, quindi, nel 2020.
Ceduti a enti pubblici
Le norme emergenziali prevedevano un sistema di certificazioni con il marchio CE, che consentivano di immettere rapidamente in commercio, in deroga alle ordinarie procedure, dispositivi medici necessari a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Gli accertamenti svolti hanno, invece, fatto emergere la circostanza che un lotto era accompagnato da un certificato di conformità del prodotto non valido e, in un altro caso, la certificazione esibita era rilasciata da soggetto non idoneo a farlo sul territorio europeo. Fatte tutte le ricostruzioni contabili e dopo aver interessato gli enti certificatori, sono stati ricostruiti tutti i passaggi commerciali rilevando che, nel 2020, la società polesana aveva distribuito alcuni dei lotti dei dispositivi importati pur essendo essi privi delle prescritte certificazioni e autorizzazioni. Ne è derivato che circa 200mila dispositivi sono stati illegittimamente ceduti a enti pubblici. La condotta irregolare dell’amministratore dell’azienda. con sede nella Provincia di Rovigo, è stato oggetto di una formale denuncia per frode.