REDAZIONE ROVIGO

Cadavere senza testa nel Po a Occhiobello: cosa sappiamo

Esclusa la pista che portava alla giovane Andreea Alice Rabciuc

Il luogo del ritrovamento del borsone lungo il Po

Occhiobello, 08 aprile 2022 – Si continua ad indagare sul cadavere ritrovato sulla sponda del Po. Al momento non emergono sviluppi concreti sul corpo rinvenuto nella mattinata del 4 aprile in un borsone nero, in prossimità del ‘parco della rotta’ di Occhiobello. Sul fronte delle indagini al momento nessun profilo sarebbe compatibile con quello di una giovane donna scomparsa. Sono stati effettuati i prelievi di materiale biologico finalizzati alla individuazione del profilo genotipico, non ancora quello del DNA che si attende nei prossimi giorni. Un elemento fondamentale per poi eseguire l’incrocio dello stesso con la banca dati delle persone scomparse recentemente. Le indicazioni emerse dall’autopsia. Infatti, dall’esame autoptico è stato chiarito come la vittima è una giovane donna di carnagione chiara, con un’età presumibile sotto i 30 anni e deceduta da dieci massimo tre settimane circa. Queste finora alcune degli elementi ‘cardini’ delle indagini.

Chi è la vittima? Le ipotesi

I riscontri dei primi esami, però, hanno dato alcune certezze. Infatti, sono stati escluse le ipotesi dei profili, emersi inizialmente, di alcune donne scomparse da tempo. Tra queste Isabella Noventa, 55 anni uccisa il 15 gennaio 2016 a Noventa Padovana (Pd) lo stesso fratello Paolo Noventa ha confermato che non può essere lei. Altri casi quelli di Samira El Attar, 43anni uccisa dal marito e scomparsa da Stanghella (Pd) il 21 ottobre 2019 e Saman Abbas, la giovane pachistana scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) il 30 aprile 2021. Tra le ultime ipotesi il caso di Andreea Alice Rabciuc, 27anni di origini rumene, residente a Maiolati Spontini (Ancona), ripreso mercoledì sera dal programma ‘Chi l’ha visto?’. La giovane è scomparsa il 12 marzo scorso, dopo una festa in un casolare di Castelplanio (Ancona), di cui non si hanno notizie da allora. Altro profilo che, però, non ha avuto rispondenza. La procura di Rovigo è ancora in attesa dell'esame del Dna dal cadavere e l'incrocio con quelli presenti nelle banche dati delle forze dell'ordine non ha dato indicazioni per provare a risalire all'identità della vittima.

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Il ritrovamento del corpo

A fare la terribile scoperta un dipendente dell’Aipo, Davide Martini, con la propria imbarcazione durante un monitoraggio della sponda del fiume. A catturare la sua attenzione alcuni lembi di vestito colorato, che fuoriuscivano dalla sacca e un forte odore. Il tutto è stato segnalato ai carabinieri che sono giunti sul posto, scendendo lungo il sentiero posto a ridosso della ‘parco della rotta’ in via Malcantone ad Occhiobello.

A che punto sono le indagini

Le indagini stanno proseguendo in maniera serrata e valutando ogni ipotesi possibili. All’interno del borsone il corpo era mutilato e senza la testa. Il nucleo investigativo, carabinieri e procura della repubblica di Rovigo continuano ad indagare alla ricerca di riscontri utili per dare un’identità alla vittima. Su come e quando il borsone sia stato gettato nelle acque del fiume Po, diverse le tesi al vaglio degli inquirenti. Tra questi anche che l’omicida abbia lanciato il borsone da un punto lontano da Occhiobello o da qualche ponte sull’asse del fiume, poi la grande secca del Po ha favorito che emergesse dall’acqua. Oppure altra ipotesi, non totalmente da escludere, che questa persona abbia parcheggiato vicino al ‘parco della rotta’ per poi seguire lungo il sentiero che portava al fiume per abbandonare il borsone. 

Occhiobello sotto choc 

In paese ad Occhiobello, intanto, non si parla d’altro e le persone più esperte che hanno vissuto da sempre il fiume Po dopo l’alluvione del 14 novembre 1951, ricordano: “Nella storia recente ci sono stati casi di ritrovamenti, ma di persone che si erano suicidate lontane dal nostro territorio, ma non ci sono mai stati casi come quello visto in questi giorni”.