MARIO TOSATTI
Cronaca

Alluvione del Polesine, 1951. Un testimone: “Dopo innalzarono argini di 4 metri"

All’epoca ci furono oltre 100 morti. Elio Faccini, di Occhiobello, dove ci fu una delle ‘rotte’ del Grande fiume, ricorda i momenti della ricostruzione delle sponde “con adeguato terreno e tecniche per evitare erosioni”. Ma rimarca: “Serve più manutenzione dell’alveo”.

Le immagini di una delle 'rotte' del fiume Po in Polesine, nel 1951, ed Elio Faccini che ha sempre vissuto sul Grande Fiume

Occhiobello, 19 maggio 2023 – “Un fiume che fa parte del nostro territorio e va rispettato”. Quando si parla di fiume Po ad Occhiobello, sicuramente una delle figure storiche di riferimento è Elio Faccini, presidente dei Vogatori Occhiobello, persona che vive da sempre sul Po, dedito  a dispensare consigli e suggerimenti per tutti, oltre a dare supporto volontariamente all’attività fluviale nel corso dell’anno.

Ha visto molte ‘piene’ e ‘secche’ del Grande fiume: ”La situazione di questi giorni è normale e sotto controllo. I volontari dei ‘Vogatori Occhiobello’ e molti anziani che ‘vivono’ il Po, utilizzano semplici e concreti riferimenti per capire lo stato di crisi del fiume, soprattutto nel periodo estivo”. Nel girare con la barca si possono utilizzare dei punti di riferimento precisi, tra questi le macerie del vecchio ponte sul Po, demolito nel periodo della seconda guerra mondiale, alcuni massi e resti di travi metalliche, che segnano il livello dell’acqua.

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“Questi riferimenti ci permettono – prosegue Faccini – di valutare il grado di secca e di piena a seconda delle stagioni. In generale sul fiume Po si dovrebbe intervenire con una maggiore manutenzione dell’alveo fluviale, anche in ottica delle piene, sono cresciuto vicino al Po e ne ho viste molte legate a questo fiume”. Una presenza pressoché quotidiana quella di Elio Faccini, nell’area golenale di Santa Maria Maddalena, che non si sottrae mai per una battuta ed un sorriso, mettendo sempre al centro del confronto la vita del Po, la ricostruzione degli argini dopo la tragica alluvione del 14 novembre 1951: “Gli argini sono stati ripristinati e innalzati di quasi 4 metri, rispetto al piano esistente del 1951, dove ci sono alcune abitazioni e la nostra zona dell’associazione dei Vogatori. Il procedimento è stato fatto con criterio e tecniche atte a rendere l’argine in grado di assorbire le piene negli anni a seguire, come verificatosi in questi decenni. Un argine va realizzato con adeguato terreno e tecniche, altrimenti c’è il rischio che l’acqua vada ad erodere l’argine”.

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Dopo l’alluvione del novembre 1951 (in cui si registrarono oltre 100 vittime), spiega ancora Faccini, “è stato realizzato un argine come ‘diaframma’ tra il ponte della ferrovia fino al paese di Santa Maria Maddalena; questo ha permesso una sicurezza ulteriore per il contenimento di qualsiasi piena. Ne ho viste molte nei decenni e gli argini, realizzati dopo l’alluvione del 1951, si sono dimostrati affidabili”.

"In Emilia? Argini inghiottini dall’acqua”

Nel merito delle alluvioni verificatesi in Emilia-Romagna, Elio Faccini commenta: “Sicuramente un fatto grave e terribile, gli argini sono stati inghiottiti dall’acqua, in quanto realizzati nei decenni presumibilmente con terreni non completamente adatti. Occorre sempre più una politica di ampio respiro con investimenti concreti per la sicurezza idraulica”.

Allerta fiume Po

Le precipitazioni eccezionali che negli ultimi giorni hanno interessato l’Emilia- Romagna hanno avuto effetti al suolo importanti con 23 corsi d’acqua esondati e 280 frane attivate. La tregua data dal maltempo di ieri durerà poco e ci si aspetta un nuovo progressivo peggioramento delle condizioni meteo su tutto il Distretto del Po a partire già da oggi. Le correnti si stanno disponendo dai quadranti sud-orientali e le precipitazioni insisteranno per alcuni giorni su Regione Piemonte, Valle d’Aosta, Regione Lombardia e Regione Emilia-Romagna. 

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