Rimini, 10 luglio 2016 - E’ la guerra dei rosa. Qualcuno lo vede pallido (la Regione), altri sbiadito (Riccione), oppure un bel rosa acceso, nella versione riminicentrica del sindaco Gnassi. Si parla di Notte (rosa), ma è soltanto un pretesto per misurare la virilità dei contendenti. E’ politica, potere, supremazia territoriale. L’evento in sé frega a pochissimi. Ma per Corsini, Gnassi, la Tosi diventa una partita a scacchi. Il sindaco di Rimini l’ha capito per primo e si è arroccato. Dicono che a Bologna la cosa non sia passata inosservata, ma tant’è. In questo caso la sostanza politica travalica l’evento ludico. E riguarda molto da vicino il futuro di Andrea Gnassi. Signore malatestiano oppure un primus inter pares?
Statista o custode dell’ortodossia pd, inteso come sistema ormai minoranza nei comuni costieri? Assisteremo a una Riccionexit, dalla Notte rosa ma non solo? E i grillini che faranno, dopo che il neo sindaco Gennari si è sperticato ieri a celebrare il modello riminese? Gnassi ha davanti due alternative: guidare con prudenza il rinnovamento oppure imporsi come l’uomo solo al comando. Il campione in maglia rosa che pedala spedito verso Bologna, già in vista di un traguardo romano, quell’incarico governativo che i risultati della recente tornata elettorale hanno reso a portata di mano. Solo e incurante dei colleghi gregari. Vincerà l’istinto cannibale o la ragion di Stato? Il sindaco di Rimini avrà più di una Notte per dormirci sopra.