Rimini, 2 gennaio 2024 – Stessa spiaggia, stesso bagnino, ma solo per quest’anno. Sì perché il 2025 potrebbe essere quello della rivoluzione per gli stabilimenti balneari (e anche i bar, i ristoranti e tutte le altre attività in spiaggia) in Italia, se davvero verranno fatti i bandi pubblici per assegnare le concessioni. È dal 2006 che si discute in Italia di riforma delle concessioni balneari a seguito della direttiva Bolkestein, che impone che le attività di spiaggia vengano affidate tramite gare pubbliche. Diciotto anni di discussioni, proroghe e leggi contestate di volta in volta contestate dall’UE non hanno ancora risolto la questione. La sentenza della Corte di giustizia europea e quelle emesse dal Consiglio di Stato hanno ribadito che le concessioni non possono più essere prorogate in maniera automatica. E intanto l’Europa ha (di nuovo) avviato la procedura d’infrazione europea contro l’Italia per la mancata riforma delle concessioni. In attesa di capire cosa accadrà, Rimini, Ravenna, Riccione, Viareggio, Forte dei Marmi e tanti altri comuni italiani hanno già rinnovato le concessioni fino alla fine di quest’anno, come consentito dalla legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi.
La riforma delle spiagge non può più attendere. L’Europa la pretende dall’Italia.
Il 2024 sarà davvero l’anno in cui saranno fatti i bandi?
"Vorremmo saperlo anche noi – allarga le braccia Mauro Vanni, titolare del bagno 62 di Rimini e presidente di Confartigianato imprese demaniali (che associa un migliaio di attività in spiaggia in Italia) – Quello che è certo, ed è giusto che la gente lo sappia, è che nel 2024 non cambierà nulla. La stagione è salva. Per quest’anno la gestione sarà ancora affidata agli operatori esistenti".
Ma le concessioni balneari sono scadute il 31 dicembre 2023.
"Vero, ma c’era la possibilità di prorogarle per un altro anno, con la legge varata dal governo Draghi, e tanti Comuni l’hanno già fatto. Con modalità diverse. Rimini, per esempio, ha dato la proroga preparandosi già ai bandi. Molti altri Comuni invece hanno fatto proroghe tecniche, in attesa di capire cosa farà il governo. Ecco, la questione è tutta lì: cosa vuole fare il governo a questo punto?".
Con il precedente governo, la strada dei bandi sembrava segnata.
"Ma nel frattempo l’attuale governo ha completato la mappatura delle spiagge, che ha messo in evidenza come in Italia solo il 33% di esse sia dato in concessione a operatori privati. Il restante 67% delle spiagge è libero, privo di concessioni. Non è detto che si debba applicare la Bolkestein in Italia per le concessioni esistenti".
Vuole dire che i bandi si possono evitare?
"La Bolkestein dice che le procedure di selezione vanno fatte solo qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali. Noi diciamo che si possono evitare i bandi per le concessioni esistenti: vanno fatti per eventuali nuove concessioni".
Ma varie sentenze dicono che le attuali concessioni non possono essere prorogate?
"In Italia abbiamo avuto sentenze molto contrastanti. Per questo è necessario trattare con l’Europa e arrivare a una legge condivisa. Entro il 15 gennaio l’Italia deve rispondere alla procedura di infrazione europea, è ora che il governo batta un colpo".
Altrimenti?
"Altrimenti c’è il rischio di una pioggia di contenziosi. E c’è il pericolo, in caso si decida di indire i bandi, che ogni Comune vada in ordine sparso".