MANUEL SPADAZZI
Cultura e spettacoli

Il film su don Oreste Benzi: “Ha sfidato i potenti per aiutare gli ultimi. Fu davvero il pazzo di Dio”

Il documentario al cinema in occasione dell’anniversario della sua scomparsa. L’opera diretta da Kristian Gianfreda: “Racconto un uomo santo e geniale”

Il film su don Oreste Beni, il 'pazzo' di Dio

Don Oreste in spiaggia e durante l’incontro con Papa Giovanni Paolo II. In basso a sinistra: l’intervista a Bruno Vespa per il film

Rimini 23 ottobre 2024 – La sua è stata la vita di un santo. E di un folle. Perché “in ogni sua battaglia per difendere gli emarginati e i più deboli, don Oreste ha saputo andare contro i potenti, le istituzioni, i politici”. Un’intera vita dedicata agli altri, quella del fondatore della Papa Giovanni XXIII, che presto approderà nei cinema di mezza Italia grazie al film documentario Il pazzo di Dio. La strada di don Oreste Benzi. Regista del film, le cui riprese sono andate avanti per oltre un anno, è Kristian Gianfreda. Assessore al welfare di Rimini, regista (il suo primo film è stato Sole cose belle), Gianfreda fa parte della Papa Giovanni XXIII e per quasi 20 anni ha diretto la Capanna di Betlemme, la struttura della comunità che ospita i senzatetto. Il film debutterà il 31 ottobre, e a novembre sarà proiettato per diverse serate a Rimini, al cinema Tiberio e alle Befane. “Ma poi ci saranno proiezioni anche a Riccione, Santarcangelo e in altri comuni vicini, così come a Roma, Firenze, Padova e in altre città”. Il lancio del film arriva alla vigilia dell’anniversario della scomparsa di don Oreste, morto il 2 novembre 2007.

Perché don Oreste era Il pazzo di Dio?

“Perché ha saputo andare contro tutto e tutti, nelle sue battaglie. Quando nel 1973 aprì la prima casa famiglia della Papa Giovanni a Coriano, facendo convivere sotto lo stesso tetto disabili e ragazzi che venivano da storie molto diverse tra loro, la gente la chiamava la casa dei matti. E il don era considerato da molti il matto per eccellenza. E quando si batté per liberare le donne dalla prostituzione delle prostitute accadde lo stesso”.

Il film dedica ampio spazio le interviste rilasciate in tv dallo stesso don Oreste.

“Abbiamo scelto (attingendo anche alle teche Rai) di raccontare il più possibile il don attraverso le sue parole. Oltre alle interviste tv, ci sono alcuni dei racconti che avevamo filmato nel corso degli anni. Ne viene la figura di un uomo tenace, geniale. Sapeva trasmettere la sua fede incrollabile e il suo immenso amore per il prossimo anche a coloro che non credevano...”.

Per il suo popolo, don Oreste è già santo.

“Parlano per lui le opere che ha compiuto in vita. In qualche modo è riuscito, con il suo ’folle’ approccio alle persone disabili, ai tossicodipendenti, alle prostitute, a cambiare l’immaginario collettivo dell’Italia su alcuni temi sociali. Per fermare la tratta delle donne schiave della prostituzione andò a parlare con Gheddafi. Era una qualità tutta di don Oreste, questa: si rivolgeva allo stesso modo ai potenti così come alle persone più umili”.

Nel documentario ci sono anche testimonianze importanti, tra cui quella di Bruno Vespa.

“Sì. Gli abbiamo proposto un’intervista per il film e ha accettato subito. Pensare che più volte si scontrò con don Oreste, ma poi capì la sua grandezza. Abbiamo intervistato altri personaggi, tra cui l’economista Stefano Zamagni, e vari membri della comunità. Come una coppia di giovani che ha aperto una casa famiglia in Irlanada senza aver mai conosciuto con don Oreste. Sì, don Oreste ha cambiato la vita di tante persone anche da lassù”.