Rimino, 21 novembre 2018 - P. non ce l’ha fatta. Il suo cuore si è fermato dopo pochi ma interminabili giorni trascorsi su un letto d’ospedale, mentre amici e parenti la vegliavano. Aveva tentato di togliersi la vita alla vigilia dell’udienza in cui si discuteva la convalida del provvedimento di allontanamento dell’uomo che aveva promesso di amarla e invece per anni l’aveva picchiata e dominata psicologicamente. La storia di P. era stata raccontata il mese scorso da Paola Gualano, presidente dell’associazione 'Rompi il silenzio'.
Non una storia come le altre perché in questo caso la violenza aveva mostrato il suo lato oscuro, quella disperazione che rimane nonostante la forza di denunciare le botte e i soprusi subiti, e il momento in cui tutti, a partire dalla giustizia, avrebbero riconosciuto la brutalità delle violenze perpetrate dall’uomo. Lei, quarantenne riminese, era stata trovata poco prima dell’udienza da una amica. I soccorsi e la corsa in ospedale l’avevano salvata, ma le sue condizioni erano considerate molto gravi tanto da versare in stato di coma.
"Purtroppo non ce l’ha fatta", ci dice Paola Gualano. Rompi il silenzio mantiene il massimo riserbo sulla donna e la sua famiglia, "nel rispetto del lutto ci siamo ritirate di buon ordine, ma sanno che per ogni necessità noi ci siamo". P. aveva trovato il coraggio di denunciare una vita di botte alcuni mesi fa.
"Le violenze andavano avanti da sempre, fin da quando era iniziato il rapporto con quell’uomo. Dopo essersi avvicinata a noi, era stata messa sotto protezione". L’uomo era stato allontanato e non abitava più con lei. Poteva e doveva essere l’inizio di una nuova vita, ma quel gesto che nessuno si aspettava a poche ore dall’udienza ha mostrato quanto sia terribile la violenza. Ricordando le parole pronunciate da Paola Gualano il mese scorso: "Un gesto che dimostra quanto la violenza subita possa annullarti e portarti all’autodistruzione anche quando tutto pare finalmente mettersi nella giusta direzione".