LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Vigile del fuoco ucciso fuori dalla disco: "Mio figlio non era un ubriacone”

Lo sfogo del padre di Giuseppe Tucci, massacrato di pugni l’anno scorso. Il 13 marzo inizierà il processo al buttafuori di origine albanese accusato di averlo colpito a morte

Rimini, 14 febbraio 2024 – Si aprirà il prossimo 13 marzo il processo a Klajdi Mjeshtri, il buttafuori 28enne di origine albanese che, secondo le accuse della Procura di Rimini, uccise a pugni il vigile del fuoco Giuseppe Tucci fuori dalla discoteca Frontemare, dove lavorava, la notte del 12 giugno 2023. L’udienza si annuncia molto tesa visto anche lo scontro che andrà a delinearsi tra i periti della pubblica accusa (il pm Davide Ercolani) e della difesa, l’avvocato Massimiliano Orrù.

Parla il padre del pompiere ucciso a pugni dal buttafuori
Parla il padre del pompiere ucciso a pugni dal buttafuori

A rompere il silenzio è Claudio Tucci, papà del 34enne originario di Foggia, che lavorava presso il distaccamento dei vigili del fuoco dell’aeroporto di Miramare. "Sul web purtroppo ho letto alcune considerazioni nei confronti di mio figlio che non mi sono piaciute per nulla. Qualcuno sta cercando di dipingere Giuseppe come un poco di buono dedito all’alcol e questo non corrisponde assolutamente al vero". Tucci fa riferimento ad alcune anticipazioni riportate dalla stampa riguardanti la perizia medica della difesa, redatta dal medico legale Mauro Pesaresi. In base alla relazione presentata dalla difesa, il 34enne morì dopo ore di agonia successive al pestaggio perché le terapie ospedaliere non ebbero effetto a causa della vasodilatazione, dovuta all’assunzione di alcol. In sostanza – sostiene sempre la perizia della difesa – il vigile del fuoco avrebbe bevuto degli alcolici in quantità, per cui i farmaci somministrati per far riassorbire l’ematoma alla nuca - provocato dalla caduta in seguito ai pugni sferrati da Mjeshtri - non avrebbero fatto effetto. In questo modo verrebbe a cadere l’ipotesi di omicidio volontario contestata dall’accusa, facendo posto a un’accusa giuridicamente meno grave come l’omicidio preterintenzionale.

"Per carità, io capisco benissimo che avvocati e periti devono fare il loro lavoro, e lo rispetto – dice il papà di Giuseppe – Quello che vorrei è che possa passare un messaggio sbagliato, ovvero che mio figlio era una persona che amava bere in maniera incontrollata e che si ubriacava". "I medici del reparto di rianimazione che lo hanno preso in carico e le cartelle cliniche lo hanno confermato – continua Claudio Tucci – Il tasso alcolemico di Giuseppe corrispondeva a quello di una persona che al massimo ha bevuto un paio di birre (circa 0,8 grammi di alcol per litro di sangue il valore registrato dagli accertamenti, ndr). Accusarlo di essere una persona che abusava di alcol è irrispettoso verso la famiglia e verso la memoria di un ragazzo responsabile, ucciso in maniera selvaggia e brutale. In vita mia non ricordo di aver mai visto mio figlio ubriaco".

La Procura di Rimini, d’altro canto, sostiene che la morte di Tucci sia stata causata dai pugni ricevuti e contesta al buttafuori albanese l’omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa della vittima, decisamente meno prestante fisicamente del buttafuori, e dall’aver agito in ambito lavorativo. Aggravanti che non escludono la possibilità di processare il buttafuori con rito abbreviato e quindi con un terzo di sconto sulla pena .

Intanto Claudio Tucci e gli altri parenti confermano di voler "essere presenti il 13 marzo prossimo" in occasione della prima udienza. "Nonostante la tragedia, Rimini è per noi una città speciale, perché qui abbiamo trovato il grandissimo affetto e la solidarietà dei colleghi vigili del fuoco che lavoravano insieme a mio figlio - aggiunge papà Claudio -. Nella disperazione, è stato per noi motivo di grande conforto sapere che il sacrificio di Giuseppe non è stato completamente vano: subito dopo il decesso abbiamo autorizzato l’espianto degli organi, nella speranza di poter così salvare delle vite". L’imputato, il buttafuori albanese Mjeshtri - residente a Fano, ex arbitro di calcio nelle categorie giovanili - è detenuto in carcere a Rimini dal giorno della morte di Tucci.