FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Vigile del fuoco morto a Rimini dopo il pestaggio, il buttafuori resta in carcere. “Così l’ho colpito alla testa e ai fianchi”

Interrogatorio fiume, al termine del quale il gip ha accolto la richiesta della Procura, riscontrando a carico del 28enne gravi indizi di colpevolezza, nonché una “certa responsabilità" nell’aver volontariamente causato il delitto

A sinistra Giuseppe Tucci, a destra il buttafuori di 28 anni, che resta in carcere

A sinistra Giuseppe Tucci, a destra il buttafuori di 28 anni, che resta in carcere

Rimini, 14 giugno 2023 – “Klajdi era fuori di sé, era una furia”. Un testimone ripercorre così gli attimi tremendi del pestaggio che fuori dal Frontemare è costato la vita al vigile del fuoco Giuseppe Tucci. Il 34enne rimasto vittima dei colpi inferti da Klajdi Mjeshtri, il buttafuori fermato per omicidio volontario, che oggi è stato interrogato dal gip Raffaella Ceccarelli, alla presenza del sostituto procuratore Davide Ercolani e del proprio legale difensore Giulio Maione. Lunghe dichiarazioni quelle rese dal 28enne fanese di origini albanesi, che davanti al giudice non si è avvalso della facoltà di non rispondere fornendo la propria versione dei fatti: ripercorrendo minuto per minuto la notte tra sabato e domenica scorsa.

Un interrogatorio fiume al termine del quale il gip ha stabilito che Mjeshtri resterà in carcere. Il gip infatti ha accolto la richiesta della Procura della misura cautelare di massima gravità, riscontrando a carico del 28enne i gravi indizi di colpevolezza, nonché una “certa responsabilità" nell’aver volontariamente causato il delitto riconoscendo nell’albanese un “soggetto altamente pericoloso”, nonostante sia incensurato.

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L’indagato si difende

Nell’aula bunker del carcere di Rimini, ieri mattina Mjeshtri ha riferito che sabato scorso, 11 giugno, si trovava al Frontemare in viale Principe di Piemonte per svolgere attività di buttafuori», accompagnato dalla propria fidanzata. Il compito del 28enne, sarebbe stato quello di verificare i biglietti d’ingresso dei clienti nella parte esterna del locale sul lato mare. Secondo l’indagato, è stato proprio mentre si trovava nella postazione che è stato raggiunto intorno alle 2 dalla propria fidanzata, che riferiva di essere stata toccata su un fianco da un ragazzo in fila per il bagno. Quello stesso ragazzo che, di lì a poco, sarebbe apparso alle sue spalle mentre lei era intenta a guardare il proprio cellulare, sbirciando lo schermo. In questo frangente Mjeshtri e Tucci si sarebbero parlati una prima volta, con il 28enne qualificatosi come fidanzato della ragazza che sarebbe, a suo dire, stato minacciato dal vigile del fuoco con una bottiglia, con il 34enne in evidente stato di alterazione alcolica (versione questa che trova riscontri anche nelle ricostruzioni della polizia). Un semplice diverbio, dopo il quale Tucci sarebbe stato allontanato dal locale senza ulteriori complicazioni. Uno stacco di una ventina di minuti, dopo i quali Tucci sarebbe tornato sui propri passi arrivando a minacciare il buttafuori, apostrofandolo con offese come: «Sei senza palle», obbligando altri due addetti alla sicurezza del locale a riallontanare il 34enne fino a una viuzza laterale al Frontemare. Qui, ha ripercorso l’indagato, Mjeshtri si sarebbe recato per vedere cosa stesse succedendo, sostenendo di aver udito diverse urla. Alla sola vista del 28enne, Tucci allora si sarebbe divincolato dalla presa dei buttafuori, iniziando per primo – sempre secondo la versione dell’indagato – a colpire Mjeshtri, il quale, dopo aver subìto un colpo al petto, avrebbe poi reagito colpendo Tucci a propria volta, all’altezza della tempia. Poi altri due colpi al fianco e di nuovo alla testa, fino a quando il 34enne è crollato a terra.

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Versioni divergenti

Tucci, al termine dell’aggressione è a terra, occhi sbarrati, il sangue che gli esce dalla bocca e il corpo immobile. Da qui il nastro si riavvolge e ripercorre parallelamente alla versione di Mjeshtri un secondo binario ricostruito in fase di indagini, svolte dalla Squadra mobile, grazie a quanto riportato da tre testimoni chiave. La versione del 28enne infatti (con il legale difensore che a seguito dell’interrogatorio non è risultato reperibile per dichiarazioni, ndr) stando alle valutazioni del giudice diverge da quanto ricostruito dalla Procura. Secondo le testimonianze Mjeshtri si sarebbe allontanato dalla propria postazione – dopo il secondo allontanamento di Tucci che cercava di rientrare per discutere con il buttafuori – proprio per raggiungere appositamente il vigile del fuoco.

Aggressione brutale

"Adesso ci penso io a lui”. Sarebbero queste, stando a un testimone, le parole con cui Mjeshtri avrebbe dato inizio all’aggressione, quando Tucci era già stato allontanato e sotto il controllo di altri buttafuori. Poche parole, preludio di un pestaggio che sarebbe proceduto per circa un minuto e mezzo stando alle ricostruzioni, con un totale di una cinquantina di colpi sferrati dal 28enne avventatosi sul vigile del fuoco. "Una furia incontenibile” appunto, terminata solo quando Tucci si trovava esanime a terra. È stato allora che Mjeshtri si sarebbe reso conto di quanto appena successo, rimanendo successivamente sul luogo del delitto durante tutte le operazioni di rianimazione del 118 (durate una quarantina di minuti) e all’arrivo degli agenti. Mjeshtri, infatti, dopo la serata da incubo ha trascorso la notte a casa della fidanzata e domenica mattina, prima della notifica di fermo giunta lui mentre si trovava in spiaggia a Rimini, appreso del peggioramento del ragazzo si è recato all’ospedale Infermi per accertarsi delle condizioni del 34enne vigile del fuoco. Quelle stesse condizioni che di lì a poco sarebbero precipitate fino alla morte di Tucci e la formulazione a carico di Mjeshtri della pesante accusa di omicidio volontario.