È un libro sincero e onesto, come quelli che Daria Bignardi ritiene meritino di essere letti. Nella sua ultima opera, Libri che mi hanno rovinato la vita - E altri amori malinconici (Einaudi - Stile Libero), la scrittrice si mette a nudo e si racconta attraverso autori, romanzi e poesie che hanno scavato nella sua anima fin dall’infanzia. Opere che le hanno fatto provare tormenti, come Il demone meschino di Fëdor Sologub letto a soli tredici anni, rimanendone sconvolta e attratta. Lettrice ‘agonista’, l’autrice sarà a Rimini mercoledì, ospite del festival Biglietti agli amici (ore 21, Piazza sull’Acqua). Con l’illustratore Emiliano Ponzi, autore della copertina, e insieme allo scrittore Marco Missiroli, daranno vita ad un momento di espiazione collettiva, confessando storie che hanno ‘rovinato’ loro la vita. Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata e senza perdere la sua luminosa ironia, Daria Bignardi in questo lavoro si confessa in modo intimo, narra l’avventura di conoscere sé stessi e ripercorre un viaggio in cui i libri, con il loro potere e seduzione, si intrecciano a frammenti di vita.
I libri che le hanno rovinato la vita cosa le hanno fatto capire di più di sé?
"Che ho subito per molto tempo il fascino della sofferenza, come se solo nel dramma la vita si mostrasse autentica".
In quelle pagine c’è un avvertimento che l’ha salvata?
"No, anzi il contrario. A meno che non pensiamo, e un po’ a volte lo penso ma altre volte no, che il dolore ci serva a conoscere veramente noi stessi e i nostri limiti".
Rileggendo a distanza di anni uno dei libri ‘dannati’, la seconda volta ha avuto le stesse conseguenze?
"No, per niente. Uno l’ho trovato molto ben scritto, l’altro noioso, un altro formidabile, ma non mi hanno esaltato come quando li ho letti da ragazza".
Perché ha sentito l’esigenza di raccontare proprio questi libri?
"Perché erano conficcati nella mia memoria come diamanti acuminati. Dovevo estrarli da lì, esaminarli e valutarmi. E capire perché erano così indimenticabili".
Dice che un tempo le sembrava che solo nel dramma la vita si mostrasse davvero nuda. Oggi con una visione diversa, dove si mostra la vita?
"In mille dettagli: nei cambiamenti inattesi, negli stupori, soprattutto nell’umanità".
Un libro bello e onesto che consiglia?
"Oh William di Elizabeth Strout è uno degli ultimi che ho letto. Ma ogni libro di Elizabeth Strout per me è una festa".
Il titolo di questa rassegna nasce da un’opera di Tondelli. È un autore che l’ha segnata?
"Sì. L’ho letto e ho avuto anche la fortuna di incontrarlo diverse volte, nella prima redazione dove ho lavorato, a Milano, più di trent’anni fa. Era una persona molto affettuosa e simpatica, oltre che lo scrittore magnifico e brillante che conosciamo".
Racconta anche le estati felici in Emilia Romagna. Rimini è una città dove conserva ricordi o amicizie?
"Sì ho diversi amici che vivono a Rimini, ma i miei ricordi d’infanzia sono un po’ più a nord, ai Lidi Ferraresi, che non sono certo belli come Rimini ma da ragazzina per me e i miei cugini erano un paradiso".
Lina Colasanto